I ranuncoli, che gialleggiano sulle distese verdi dei campi a riposo, fanno le veci ai raggi del sole nascosto dietro le facce di cobalto trasportate dal grecale. Pioverà? Oppure il cielo presto sarà liberato da questa moltitudine informe? Intanto camminiamo e, insieme, guardiamo la linea dell'orizzonte, dove il cielo è più chiaro e fa credere che presto lo sarà anche su questa strada. Due gocce, di cui una di dubbia fattura. Piscio di rondine o di quella cornacchia che si è appena alzata in volo perché spaventata dal mio arrivo, intenta com'era a piluccare la carne frollata di un povero riccio arrotato chissà quante ore fa? Mi pulisco con un fazzoletto di carta e non vedo segni particolari, a parte l'umido. Gocce di pioggia, mi rassicuro, però non molto. Il grigio tocca terra e quindi rifugio ancora lo sguardo sui ranuncoli che ondeggiano sulla spuma vaporosa del vento, certi che neanche una capra di passaggio li mangerà. Resistono e illuminano come le dinamo di una volta, a tratti, più o meno forte a seconda della pedalata. Sono tanti, migliaia, e velenosi, come i virologi. Però più bellini e se ne possono fare tanti mazzettini da portare negli studi televisivi o ai cimiteri dell'istat.
3 commenti:
Goethe in Italia. E grande finale.
gialleggiano finché c'è luce. ripassa quando è scuro e dicci.
c'è er coprifoco, nun ze pò
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