Le Figaro, 1° febbraio 1907 |
« E svegliandomi mi disponevo a rispondere a Henri van Blarenberghe. Ma prima di farlo, volli dare uno sguardo a Le Figaro, ossia procedere a quest’atto abominevole e voluttuoso che si chiama leggere il giornale e grazie al quale tutte le disgrazie e i cataclismi dell’universo accaduti durante le ultime ventiquattr’ore (le battaglie che sono costate la vita a cinquantamila uomini, i crimini, gli scioperi, le bancarotte, gli incendi, gli avvelenamenti, i suicidi, i divorzi, le crudeli emozioni dell’uomo di Stato o dei vip) sono trasmutati a nostro uso e consumo, per noi che non siamo interessati, come fosse un regalo mattutino, e si abbinano perfettamente, come un tonico eccitante, all’ingestione raccomandata di qualche sorso di caffellatte. » [tentativo di tradurre Marcel Proust]
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