domenica 14 gennaio 2018

Nuntereggae LeU

Dei partiti o movimenti politici formatisi nel corso della storia repubblicana, è invalsa l'abitudine di creare, dai loro nomi, degli acronimi.

DC, PCI, PSI, PRI¹, PLI, PSDI, MSI, PDUP, DP per dare un elenco di massima della cosiddetta Prima repubblica.
Successivamente: FI →PdL, PDS →DS →PD, CCD → UDC, UDR, PRC, SeL, IdV, M5S (sicuramente, ne avrò dimenticato qualcuno).

Ultimo, ma non ultimo, è il caso di Liberi/e e Uguali, trasformato dai giornali nella sigla LeU
Nato (biblicamente) da una costola del PD e da un'unghia tagliata della Sinistra italiana, il movimento o partito guidato da Pietro Grasso si propone di offrire una politica non dico alternativa, quantomeno diversa da quella proposta dal PD. Ma quanto diversa? Quanto alternativa? Quanto progressista e di sinistra?
Il nome scelto indica che i loro principi guida saranno Libertà e Uguaglianza. Fratellanza no, giacché i membri del partito (o movimento) sono già tutti fratelli (e sorelle). 

Ma lasciamo perdere. Concentriamoci sui due concetti utilizzati.
La libertà è un valore imprescindibile e la politica italiana necessitava che, finalmente, qualcuno la riportasse a essere soggetto e non mero complemento di specificazione (Popolo della Libertà).
Anche l'uguaglianza è un valore cardine della democrazia, ma, a differenza della libertà, essa non è, purtroppo, un dato di partenza, bensì un traguardo da raggiungere. A tal proposito, sarebbe interessante che i candidati di LeU definissero, in linea di principio, quali sono le condizioni (anche minime) che lo Stato dovrebbe garantire per far sì che, per esempio, nella realtà sociale, rappresentante (il politico) e rappresentato (il cittadino) siano effettivamente uguali. Detto altrimenti, come esempio: se, in considerazione degli ultimi cinque anni di legislatura, posso, senza difficoltà, dichiarare di essermi sentito libero come un Grasso o un Fassina, viceversa, faccio fatica assai a sentirmi, dopo cinque anni di lavoro, uguale a loro, in termini spicci e spiccioli, sia di contribuzione, di stile di vita parlamentare nelle piazze di Roma, di contributi versati per la pensione e la facilità di ottenimento della stessa. 

Ma lasciamo perdere. 
Analizziamo, infine, i contrari dei due concetti utilizzati. 
Converrete che il contrario dell'essere libero sia essere prigioniero; e che uno dei contrari di essere uguale sia essere differente, o diverso, o disuguale.
Orbene, se provassimo a creare un movimento politico che abbia come nomi i suddetti contrari: ad esempio, Prigionieri e disuguali, otterremmo un acronimo assai rivelatore: P[e]D. 
Prigionieri e Disuguali, tal quale si sentivano la maggioranza dei membri del novello partito nell'ex partito di provenienza.
Poveri dindi repressi dal tacchino di Rignano.
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¹ Forse perché c'era il PRI, i Radicali conservarono il loro nome per intero. Lo conservò anche la Lega perdendo prima la foglia lombarda e poi, giornalisticamente, pure il nord.

4 commenti:

Marino Voglio ha detto...

come sei effervescente. io quando ho visto leu ho pensato al soldino della buonanima della romania e mi si è seccato il ruscelletto.

Luca Massaro ha detto...

Romania? Ché ti riferisci a questo Leu?

Riguardo alla siccità del ruscelletto: prova con Inf. XXX, 64-69

Marino Voglio ha detto...

no, a quest'altro:
https://it.wikipedia.org/wiki/Leu_romeno

(quanto a inf eccetera, guarda, sto giusto immaginando un modo di produrre qualche bitcoin casareccio)

UnUomo.InCammino ha detto...

Libertà e uguaglianza non sono compatibili, neppure dal punto di vista logico.
Se tu fossi uguale alle altre persone, faresti le stesse cose, le stesse scelte, ti muoveresti nelle stesse direzioni, scriveresti le stesse cose, non avresti alcun grado di libertà, non ci sarebbe alcuna libertà.