Essere: quante tessere verdi? Quanto essere al verde? Quanto perdersi nel divario tra il tutto e il poco più di niente? Tra quelli che sguazzano e quelli che niente, sotterra si stanno, a costruire le tombe per i propri cari, di legno, di pietra o cartone, piegati, per fare dritta la croce e cercare la foto più adatta tra tante o tra poche, quella che distrattamente fu fatta senza sapere che un giorno sarebbe stata il ritratto che ci accompagna nell'aldilà.
Non essere: quanti protocolli richiede? Quante schede? Quanti richiami nelle fredde stanze in cui non incontri mai chi ami, solo gente che timbra e ti guarda come normalmente l'allevatore guarda la carne condotta al macello: quante parti? Quanti quinti quarti sortiranno fuori da questo costato? Quanto sarà costato vivere senza essere poc'altro che niente, una mezza misura che guarda i cipressi, gli stessi che il falegname poi serve per fare la tomba alla moglie che l'ha lasciato nella sua inconsolabile solitudine di pensionato?
Quanto tempo ancora ci resta, sotto questa funesta penombra, senza poter dare uno schiaffo, assestato bene, a chi prepotente vorrebbe dirti che fare? Vada a fare, a essere, lui che può essere, lui che può scantonare col sigillo, col timbro, con il QR che attesta la sua santità. Farfarelli che si atteggiano ad angeli custodi, ah come li odi, ah come vorresti poter fuggire sulle spalle di virgili che mai ti abbandoneranno in questo cazzo d'inferno che è diventata l'Italia, la serva. E gridare: andate a cagare, andate di corpo, sciogliete il corpo nell'acido della vostra bile, unti che siete, bisunti, puntuti, con le vocette racchie che ripetono i diktat televisivi dei divi che, incipriati e guadenti, vi vendono pastura cerebrale.
I morti, tutti i morti hanno un nome e finché non me li direte tutti, i nomi di ogni vissuto e i loro vissuti, i vostri numeri asciutti, che non dicono niente – come niente dice il numero dei granelli di sabbia o delle stelle che in cielo si stanno a guardare quanto danno, per procurata mancanza di compassione, una delle specie viventi dell'universo che ha avuto la sfortuna di pensare, si auto infligge – i numeri, dicevo, infilateveli tutti... Rosencrantz, Guildenstern, dove siete?
1 commento:
Certo che hai una fantasia macabra, potresti collaborare con Dario Argento per qualche soggetto per fare un film, almeno sfrutti questa tua indole e ti ritorna utile economicamente.
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