Quand'ero un ragazzino, durante le vacanze, per fuggire il caldo dei pomeriggi, oltre a fare il bagno al fiume, insieme agli amici eravamo soliti cercare l'ombra dei boschi soprastanti il paese e, divisi in piccoli gruppi, giocavamo agli indiani cercando di costruire, in dei piccoli nascondigli, dei fortini tra le frasche. Il bello del gioco era scoprire quelli degli altri - e non era per niente facile, tanto che, a volte, l'indomani potevamo riutilizzare gli stessi posti per ricominciare il gioco.
Giocavamo agli indiani, perché gli indiani c'erano nei film e nei fumetti. Oggi non so. Chi sono gli indiani di oggi, ammesso e non concesso che ci siano, per i ragazzini odierni, degli indiani adatti per giocare. Degli indiani che possano anche essere derisi e uccisi per finta. Degli indiani che si mettano in cerchio a fumare le vitalbe della pace.
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Serata sorcio: ho visto un film, di una decina d'anni fa (anzi: tredici), con Jim Carrey, Yes Man. Non un granché come film, ma con Jim Carrey guarderei anche Beautiful. C'erano i telefonini Nokia, Motorola, Samsung ma i selfie se li facevano con la Polaroid.
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Le numerose celebrazioni dantesche, che si svolgono in tutta Italia, sono accompagnate dalla lettura di passi - soprattutto della Commedia - eseguita da teatranti, fini dicitori, lettori dilettanti, alcuni sicuramente molto bravi. Curiosità: ma Dante avrà mai letto pubblicamente i suoi canti? E se sì, usava - come molti (purtroppo) usano - un tono impostato, grave, lamentoso, da rottura de' cojoni?
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