domenica 27 ottobre 2024

Le foglie morte non sono



Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la luce,
filtrata dai rami che, nudi, vestirono.

E mi sembra, camminando,
che pestarle sia peccato
ché ne infranga il riposo, la trasformazione.

Ma il fruscio che ogni passo produce
richiama lo scorrere del tempo
e la pace che ci è stata offerta

Morire è un ampliamento di vita:
è il riassunto dei propri pensieri,
è il diffondersi intorno 
sugli altipiani del sopra mondo.

Macerare è restituire al Padre
il pane quotidiano invocato
con la preghiera che il Figlio,
per collegarci col Cielo, ci ha dato.

Le foglie, che morte non sono,
irradiano in cielo la voce
tra le corde dei rami che, nudi, vestirono.






venerdì 18 ottobre 2024

Lascia che viva questa creatura


Lascia che viva questa creatura;

Lascia che viva senza paura,

sicura di andare nel mondo

scegliendo da sola le cose da fare

senza il tormento dell’imparare,

senza l’assillo di dover lavorare

per quei quattro soldi

che sono il sigillo della schiavitù...


Lascia che viva questa creatura.

Lascia che viva una nuova avventura

che abbia cura per l’anima umana

che libera cerchi sé stessa

nello spazio di vita concesso

tra nascita e morte diventi cosciente

di essere un punto di luce divina

che brilla negli occhi

di chi l’ha creata

come gli occhi di mamma

per la propria creatura

che lascia andare nel mondo

più pura...


Lascia che viva questa creatura...

domenica 22 settembre 2024

Pievescola

Pioviscola a Pievescola e i cani
passano coi loro padroni al guinzaglio:
abbaiano come forsennati, forse
perché devono pagare l'iva ai nani
e alle ballerine un conguaglio.
Non fa freddo, ma hai le mani
ghiacce tu pur non essendo presente
in questo punto di Toscana.
Sarà la gente, sarà la pieve del Battista
illuminata dalla luce di Michele;
sarà il miele di acacia dei tuoi baci
che ritornano e che scaccio 
come lo sciame di formiche con le ali
che s'innalza da una siepe vicina;
sarà una panchina nei pressi
dove mi sdraio e faccio finta
di aspettarti mentre leggo non giornali
ma le Considerazioni sui nessi
karmici... Non lo so: so che pensarti
adesso vale mille farmaci 
alla mia anima che, in verità,
più che pensare di tornare indietro,
tenta di diffondersi insieme ai colori
d'un arcobaleno riflesso
su una goccia d'acqua o su una lacrima
che scivola sul vetro di una macchina
parcheggiata in doppia fila.
L’anima mia che tenta d’essere
pienamente cosciente di se stessa
in quest’epoca che richiede
un'attenzione particolare 
allo Spirito che ci inabita nel pensare
Col pensare l’anima si allarga
e unisce tempo e spazio in un punto
dove ci sta tutto, compresi io e te,
che siamo altrove, non certo qui
a Pievescola, in un fresco pomeriggio 
in attesa del respiro dell'autunno.

martedì 10 settembre 2024

Il denaro unica merce che non muore

« Esiste oggi nell’ordinamento sociale qualcosa di innaturale al massimo grado e cioè che, semplicemente per il fatto di possederlo, il denaro aumenta. Lo si mette in banca e se ne ricavano interessi. Questo è il fatto più innaturale che possa esistere. In realtà è semplicemente un assurdo. Non si fa nulla; si mette in banca il denaro che si ha, che forse non ci si è nemmeno procurato col lavoro, ma che si è ereditato, e se ne ricavano interessi. È un assoluto nonsenso. Però sorgerà la necessità, quando il procacciamento dei mezzi di sussistenza sarà separato dal lavoro, che il denaro venga impiegato, se esiste e se viene prodotto come equivalente di merci che esistono. Esso deve essere utilizzato, deve circolare. Si avrà allora l’effetto reale che il denaro non aumenterà, ma diminuirà. Se al giorno d’oggi uno possiede un certo capitale, in circa quattordici anni e ad un interesse normale, avrà quasi il doppio; egli non avrà fatto nulla, avrà solo aspettato. Immaginando la modifica della struttura sociale che avverrebbe con l’applicazione del principio da me esposto, il denaro non aumenterà ma diminuirà, e dopo un certo numero di anni la banconota che mi sarò procurata prima di quegli anni non avrà più valore; sarà svalutata, cesserà di avere un valore. 

Così nella struttura sociale diverrà naturale un certo movimento, sorgeranno condizioni a seguito delle quali il semplice denaro, in fondo null’altro che un documento, un assegno che dà un certo potere sulla forza di lavoro degli uomini, si svaluterà se non verrà messo in circolazione. Quindi non aumenterà, ma diminuirà progressivamente e dopo quattordici anni, o forse dopo un periodo un po’ più lungo, sarà assolutamente uguale a zero. Se uno oggi è milionario, non avrà raddoppiato il suo avere, ma sarà un povero diavolo, se nel frattempo non avrà guadagnato nulla.

Se oggi si dice questo, a volte se ne riceve ancora l’impressione come se ci si sentisse prudere a causa di qualche animaletto, se mi è consentito il paragone. Non avrei usato il paragone, se non avessi percepito uno strano movimento in sala. Ma dato che oggi la situazione è tale per cui la cosa fa impressione come quando ci si sente prudere a causa di qualche animaletto, per questo vi è il bolscevismo. Si cerchino soltanto i giusti motivi; si vedrà che sono qui. Né si elimina dal mondo quel che si sta formando, se non si comprende veramente la verità. Non giova che la verità sia spiacevole. Sarà compito essenziale dell’educazione dell’umanità del presente e del prossimo avvenire far sì che non si creda più che le verità possano muoversi secondo il parere soggettivo, secondo simpatie o antipatie. La scienza dello spirito può già provvedervi se viene compresa con sano raziocinio, perché la cosa si può anche osservare spiritualmente. Col vago modo di dire che ho già udito anche da antroposofi i quali, prendendo in mano denaro, dicono: “Questo è Arimane”, con questo modo di dire non si raggiunge nulla. Oggi denaro significa un equivalente per merce e forza lavoro. È un buono per qualcosa che avviene. Se si passa dalla mera astrazione alla realtà, se si pensa, avendo per esempio dieci banconote e facendo un pagamento, che con tali banconote si passa da una mano a un’altra l’equivalente del lavoro di un certo numero di persone, che nelle banconote sta il potere di costringere al lavoro un certo numero di persone, soltanto allora si è nella vita. Allora si è nella vita con tutte le sue implicazioni e i suoi impulsi, allora non ci si fermerà più all’astrazione, all’astrazione distratta del pagare col denaro, ma si chiederà che cosa significhi il passaggio da una mano all’altra di dieci banconote che chiamano al lavoro un certo numero di persone provviste di pensiero, sentimento e cuore. Che cosa significa questo?

In ultima analisi si ha la risposta a questa domanda soltanto osservando il fenomeno spiritualmente. Prendiamo il caso più estremo. Supponiamo che qualcuno abbia denaro senza darsi troppo da fare per l’umanità. Esistono casi del genere. Voglio esaminarne appunto uno così. Dunque qualcuno, senza darsi troppo da fare per l’umanità, ha del denaro. Col denaro egli si compera qualcosa. Ha altresì la possibilità di organizzarsi una vita molto piacevole per il fatto di avere del denaro che rappresenta un buono per il lavoro umano. Bene! Non è necessario che costui sia cattivo; può essere un uomo buonissimo, perfino pieno di zelo. Sì, spesso non si comprende la struttura sociale. Non si ha interesse per il prossimo, vale a dire per la struttura sociale. Si crede certamente di amare gli uomini se col denaro ereditato, per esempio, ci si compera qualcosa o magari lo si regala. Anche se lo si regala non si fa altro che far lavorare un certo numero di persone per chi riceve il denaro. Il denaro è solo un mezzo di potere. Per il fatto di essere un buono per forza lavoro, esso è un mezzo di potere ».

Rudolf Steiner, Esigenze sociali dei tempi nuovi, O.O. 186, 1918, Editrice Antroposofica Milano. pagg. 47-49

sabato 31 agosto 2024

Una delle prime esigenze

« Coloro che sono semplicemente pii, anche nella scienza spirituale, sono responsabili dei disastri del tempo presente tanto quanto i capitalisti con il loro atteggiamento e la loro mentalità materialista; sono colpevoli quanto i capitalisti, perché confinano le verità spirituali e scientifiche entro i loro limiti astratti e non sono disposti a impregnare la realtà quotidiana con pensieri penetranti.

Questo fatto mi ha portato più volte a dirvi che il movimento spirituale antroposofico non deve essere visto come qualcosa che vi dà la possibilità di ascoltare le prediche della domenica pomeriggio, che accarezzano l'anima perché parlano di vita eterna, eccetera, ma il movimento antroposofico deve essere visto come un percorso che ci permette di affrontare i problemi moderni della vita, i problemi scottanti del presente, in modo reale e concreto. Una delle prime esigenze è questa: capire da dove dobbiamo partire e che tutto sarà inutile se le persone non avranno accesso a un modo di pensare veramente senza pregiudizi».

Rudolf Steiner, O.O. 188, Scienza dell'uomo e scienza sociale, Dornach, 1 febbraio 1919

sabato 3 agosto 2024

Atmosfere spirituali

« Cerchiamo di fare un piccolo calcolo che in realtà abbraccia qualcosa di molto grande (grande solo in senso spaziale). Facciamo mentalmente la somma di tutto ciò che oggi, in una
sola giornata, viene pensato da tutti i giornalisti sull'intera faccia della Terra per far nascere i giornali. Abbracciamo tutto ciò con la nostra mente. Valutiamo la somma dell'intelligenza che
viene spremuta dalle penne, espressa sulla carta, poi stampata, e così via. Consideriamo quale somma d'intelligenza personale scorra per tal modo attraverso il mondo.
Risaliamo poi di qualche secolo nel tempo, risaliamo al secolo tredicesimo e guardiamo se qualcosa di simile esistesse. Nulla ne esisteva. Neppure se ne parlava.
Ma voglio porre anche un altro compito. Immaginiamo il grande numero di assemblee di carattere politico che, da occidente a oriente, vengono tenute attraverso l'Europa [...], pensiamo a quale copia d'intelligenza personale si riversa nell'atmosfera terrestre. E ora riportiamoci al secolo tredicesimo:
si viveva facendone a meno, senza giornali, senza assemblee. Tutto ciò non esisteva. Trasferendoci nel secolo tredicesimo e girando lo sguardo sul mondo, abbiamo una visuale libera: niente redazioni di giornali, niente assemblee politiche. Tutto questo non c'era. Lo sguardo spaziava libero.
Oggi, se ci guardiamo intorno, vediamo ovunque fluttuare le ondate presenti dell'intelligenza personale. Non possiamo penetrarvi, spiritualmente c'è un'aria da tagliarsi col coltello. Come in certe sale dove ognuno emette fumo dalla propria pipa o dal proprio sigaro l'aria è da tagliarsi col coltello, tale è oggi in genere l'atmosfera spirituale.
Per poter giudicare la successione delle epoche, bisogna tener presente queste differenze […]
Che cos'è in realtà tutto quel che si è introdotto nell'atmosfera spirituale? »

Rudolf Steiner, Considerazioni esoteriche sui nessi karmici, o.o. 237, conferenza del 3 agosto 1924

domenica 21 luglio 2024

Venite in disparte

Vengo in disparte 
E ti metto a parte
Della mia condizione 
Umana: nasco senza
Che nella Costituzione 
Sia sancito il diritto 
A esistere così come sono, 
Pura presenza,
Semplicemente Uomo.
Non un uomo che si debba adattare 
Se vuole campare; 
Che non può scegliere d'essere un giglio 
Ma solo un figlio obbligato 
Alla scuola, al lavoro, alla cura.
Non è ammessa l’abiura
Contro lo Stato,
Perché nella Costituzione
c'è scritto che viene prima lo Stato
del mio stato di Uomo.
Allora resto in disparte 
A meditare 
La nuova Arte sociale 
Che permette ad ognuno 
Di essere Uno
Quale che sia
Semplicemente Uomo
Seduto al tavolo di un bar,
In disparte, a meditare,
a scrivere una mezza poesia.

sabato 13 luglio 2024

Era luglio

Era luglio, diciamo la metà, 
e tu di me non avesti pietà 
anche perché non era il caso
averla, avevo tutto, reddito di esistenza
compreso, nel senso che vivevo ancora
sotto il tetto dei miei genitori.
Sicché non mi lasciasti a piedi
anzi, mi lasciasti a piedi 
perché feci un sorpasso con la tua macchina
nuova: tu avesti paura, cominciasti
a urlare: - Scendi e torna a casa
a piedi! Ma io mica scemo:
camminai sì un chilometro
e arrivai giusto in tempo a prendere 
il primo treno per la Svizzera:
avevo bisogno di attraversare il Sempione
per non attaccare Briga.

Il fatto che non capivi le mie battute
la diceva lunga di quanto ero innamorato
di te, ragionera che sapeva fare i conti
sui miei polpacci inadeguati
per diventare un ciclista in fuga.
Tentai la marcialonga a Moena
e arrivai terzultimo per non toccare il fondo.

Avevamo tempo di chiedere alla vita
senza pretendere risposta. Ricordi
il taccuino condiviso? Voglio una casa con
una terrazza che guarda un campo
di papaveri, scrivesti; io invece voglio
stare ancora sdraiato con te
su questo campo finché
le stelle non si accendono
le palpebre si chiudono
e le anime iniziano a volare.

Tenni gli occhi chiusi troppo a lungo:
infatti, quando li riaprii, la tua anima
era già andata via.

Era luglio, diciamo la metà.

mercoledì 19 giugno 2024

E la chiamano Sabbia

Gli esperti (scienziati meteorologi) e i diffusori di notizie la chiamano Sabbia del Deserto, ma io non ci credo, perché dovrei, io alzo gli occhi al cielo e mi basta per capire, così come mi bastò poco per capire che non era vero che i farmaci ogm che, per decreto del presidente del consiglio, imposero di fare, sotto ricatto, al popolo, non contrastavano la diffusione epidemica della corona e che, peggio, facevano più male che bene alla salute (mi auguro soltanto sia vera l'ipotesi che, i solerti sanitarmilitari dell'epoca, una volta visto che stava compiendosi un avvelenamento generale della popolazione, abbiano somministrato una grande percentuale di placebo, un po' a casaccio e un po' no, e per questo motivo persista e permanga il gran Segreto di Stato sulla vicenda).

Ma dicevo: la chiamano Sabbia del Deserto e io non ci credo, anche perché, senza un alito di vento, come fa la sabbia a spostarsi in quota? Quota cento, come le scie di ieri, copiose che restavano là sospese nell'azzurro, per poi sfilacciarsi, espandersi e velare il sole e l'azzurro con quello che ne consegue: grigio del cielo e le mutande al Sole. 

Per questo, di tanto in tanto, invocando l'aiuto delle Gerarchie Celesti, lancio il mio soffio in alto lassù, nel grigio dipinto di grigio. Solo questo posso fare, non altro. Non ci sono autorità terrestri da invocare e non ci saranno, anche quando elette direttamente dal pop. Invocherò soltanto quella Autorità che, negando se sé, con un ultimo decreto, decida che l'unico sovrano è l'individuo e da qui tutto il resto conseguente:

- abolizione totale di ogni tipo tassazione, tributo, obbligo previdenziale, col risultato del dimezzamento dei prezzi e il raddoppio del potere di acquisto di tutto il denaro esistente;
- sulla massa monetaria, applicazione di un'unica tassa, piccola e ineludibile (all'incirca un 8% annuo) che non si scarica sui prezzi e che impedisce l'ingiusta speculazione finanziaria, parassitaria dell'economia reale. Col ricavato di questa tassa si fanno due cose:
- istituzione per ciascun cittadino, dalla nascita alla morte, di un reddito di esistenza, mensile, in misura uguale per tutti e tale da garantire il diritto a una vita libera e dignitosa;
- lo Stato si occupa soltanto dell'amministrazione della giustizia e della pubblica sicurezza, con magistrati eletti direttamente e periodicamente dai cittadini.

Con queste semplici misure, ciascun individuo è libero e l'unico sovrano della vita sociale e tutte le istituzioni sono al suo esclusivo servizio. Il lavoro non sarà più una merce e nessuno sarà più costretto a lavorare per vivere. Il lavoro sarà svolto su vocazione e/o per avere maggiori risorse personali. È chiaro che i lavori cosiddetti umili, non essendo più nessuno costretto a farli, saranno probabilmente quelli più pagati. Lo Stato non si occupa più di economia, di sanità, di scuola, di cultura... 

Nessuna presa della Bastiglia perché non ci saranno più bastiglie: i palazzi del potere saranno venduti al miglior offerente, c'est tout...


sabato 15 giugno 2024

Finalmente luce

Contate quante volte ormai l’azzurro
che appare all’alba si trattiene e quante volte,
invece, il cielo è sporcato
dagli scarichi bianchi degli aerei
e non da nubi dalla forma variopinta
tra il bianco virgineo della panna
al grigio-nero e cupo dell’ardesia.
Quante volte al Sole è impedito
di raggiungere i cuori inumiditi
degli indifferenti al dolore e allo strazio
dei corpi lacerati dalle bombe e dagli stenti;
dalla tendenza generale del potere
di far inginocchiare l’umana gente
dinanzi al dio denaro, il dio unico
che non muore e che impone sacrifici
sugli altari insanguinati della produzione
bellica e finanziaria. 

Il dio-denaro, unica merce che non muore,
fa morire chi non lo possiede,
perché ha più valore esso della vita
resa schiava da tale ipostatizzazione. 
Cosa fare? Poco, basterebbe un niente
una tassa piccola e ineludibile sull’intero
ammontare della massa monetaria esistente,
un prelievo mensile che permetterebbe,
come l’humus, di far risorgere la Terra,
donando in cambio a tutti quanti i figli d’uomo
quello che gli spetta in quanto tali:
un reddito di esistenza incondizionato
dalla nascita alla morte e in misura
uguale per tutti e tale da permettere
a ciascuno una vita libera e dignitosa
non più schiava del lavoro perché il lavoro
finalmente non sarà più una costrizione
ma sarà scelto liberamente per vocazione o desiderio
di aver qualcosa in più di quel ch’è dato.

Con l’altra parte del ricavato di questa tassa
lo Stato si occupa solo dei compiti che gli sono propri:
amministrare la giustizia e la pubblica sicurezza
con giudici eletti direttamente e periodicamente 
dagli individui liberi e unici sovrani della vita sociale
e con le istituzioni poste interamente al loro servizio.

E il gioco inutile e litigioso della rappresentanza
politica dentro i parlamenti avrà fine,
perché ognuno sarà rappresentante di sé stesso
nessuno deve più stare sul piedistallo
a comandare perché eletto da una falsa
sovranità popolare, mero figurante che non sa
niente di te ma che promette mari e monti
purché tu gli conceda quella moneta bucata
del tuo voto che è solo un vuoto a perdere.

Dunque, basta. Smetto di giocare
a questo gioco inutile e perverso
che non porta a niente se non ai godimenti
illusori di chi vince, e se vince, vince meno
quando vince lo scudetto la sua squadra.

Sto in silenzio a contare gli scarsi
giorni di cielo azzurro concessi
dai demòni attuali che hanno deciso che
fa troppo caldo e dunque occorre
coprire il Sole con vapori velenosi.
Sto in silenzio, anzi scrivo
coi piedi freddi, cammino e sento
intorno a me tanta gente tossire raffreddata.
Se qualcuno passasse mi vedrebbe
soffiare verso l’alto invocando
l’aiuto dell’Arcangelo e degli Esseri
elementari affinché essi soffino via,
nel rispetto della volontà del Padre,
il grigio lattiginoso imposto dalle forze
deputate a porre ostacoli nel cammino
della nostra evoluzione.

Perché ancora c’è da camminare
nell’epoca dell’anima cosciente
insieme al Cristo che, come ai discepoli
di Emmaus, ci cammina accanto
ed è qui con noi dal giorno in cui
fu crocifisso e morì per risorgere e ascendere 
e diffondersi nel Corpo della Terra
e nel cuore di chi sarà capace 
di riconoscerlo e di accoglierlo
per diventare, egli stesso, e finalmente, Luce.

sabato 8 giugno 2024

Domande maggiorenni

Stamani, dopo aver alzato gli occhi al cielo per osservare le ennesime X vaporose con le quali gli aviogetti sporcano l'azzurro, ho pensato: in tutta onestà quanti di noi maggiorenni, italiani ed europei, hanno bisogno di essere rappresentati per vivere? Che senso hanno i rappresentanti e, soprattutto, che scopo ha votarli, perdipiù Di Sabato?

Nessuno.

domenica 26 maggio 2024

A cena in Emmaus


 Chissà perché mi torna in mente una delle ultime, forse l'ultima campagna elettorale che Craxi fece come segretario del PSI (ma non ricordo per quale tipo di elezioni, forse politiche). Durante una trasmissione televisiva mi sembra su Rai 2, che andava in onda all'ora di pranzo, egli si fece intervistare, se non sbaglio seduto a un tavolino da bar ristorante, da Fabrizio Frizzi. Quest'ultimo, mentre mangiavano o bevevano qualcosa, gli chiese che cosa la politica avrebbe dovuto fare per sconfiggere la fame nel mondo. E Craxi, senza esitazione, rispose: «C'è scritto nel Vangelo».

Aveva ragione.





domenica 19 maggio 2024

Pentecoste

«Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi», Giovanni, 8, 32

Mattina di maggio:

il coraggio di essere sé

quando tutti dicono che

tu non devi essere te

ma soltanto un essere che

nasce vive e poi muore

con un niente dapprima

con un niente dipoi

nell’insignificanza gettato

dalle leggi del caso.

E per un tempo ci credi

a queste novelle fedi

dei tempi moderni

agli inferni dell’aldiqua

dato che l’aldilà è stato

annullato dal pensiero riflesso

che comprime sé stesso

in un ammasso di neuroni.


Quando una mattina di maggio,

tra nuvole basse

che accarezzano i monti,

filtra un unico raggio

spettacolare, un raggio

particolare che illumina

l’intorno e nell’interno vedi

una parte di te proiettata nel tempo,

il tuo cuore si allarga,

la tua mente si accende

e le gambe si mettono in moto

saltando per dodici volte

sulle stelle dello Zodiaco

imitando i passi degli Angeli

e hai il presagio che la vita mortale sia

simile a quella che nel cielo s’indìa”.*



[*] da G. Leopardi, Alla sua donna

sabato 27 aprile 2024

La bella tagika


Seduto mi guardo tra petto ed ascella
al caldo aspettando un refolo dalla finestra
e scendo e controllo se nella cella
dell'ombelico ci possa stare un'esca.

Dalla vita dei pantaloni esce un'etichetta:
è doppia, coi consigli su come lavare stirare;
c'è la taglia e la marca e la cosiddetta
provenienza: made in Tagikistan, un affare.

Ho i pantaloni tagiki e volentieri penso
alla bella tagika che me li ha cuciti
cosa faccia ora che per lei è notte tarda.

E chissà se lei si chieda dove sia finito
il frutto del suo lavoro e se cercare un senso
dentro la globalizzazione azzarda.


P.S.
ho ritrovato questo sonettino scritto una dozzina d'anni fa e mi sembra simpatico ripubblicarlo

giovedì 25 aprile 2024

Matteo 23 per il 25


Matteo 23

1 Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: 2 «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. 3 Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. 4 Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. 5 Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; 6 amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe 7 e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. 8 Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. 9 E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. 10 E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. 11 Il più grande tra voi sia vostro servo; 12 chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.
13 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che chiudete il regno dei cieli davanti agli uomini; perché così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci. 14  15 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi.
16 Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. 17 Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? 18 E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. 19 Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? 20 Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; 21 e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. 22 E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso.
23 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. 24 Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
25 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l'esterno del bicchiere e del piatto mentre all'interno sono pieni di rapina e d'intemperanza. 26 Fariseo cieco, pulisci prima l'interno del bicchiere, perché anche l'esterno diventi netto!
27 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all'esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. 28 Così anche voi apparite giusti all'esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d'ipocrisia e d'iniquità.
29 Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che innalzate i sepolcri ai profeti e adornate le tombe dei giusti, 30 e dite: Se fossimo vissuti al tempo dei nostri padri, non ci saremmo associati a loro per versare il sangue dei profeti; 31 e così testimoniate, contro voi stessi, di essere figli degli uccisori dei profeti. 32 Ebbene, colmate la misura dei vostri padri!
33 Serpenti, razza di vipere, come potrete scampare dalla condanna della Geenna? 34 Perciò ecco, io vi mando profeti, sapienti e scribi; di questi alcuni ne ucciderete e crocifiggerete, altri ne flagellerete nelle vostre sinagoghe e li perseguiterete di città in città; 35 perché ricada su di voi tutto il sangue innocente versato sopra la terra, dal sangue del giusto Abele fino al sangue di Zaccaria, figlio di Barachìa, che avete ucciso tra il santuario e l'altare. 36 In verità vi dico: tutte queste cose ricadranno su questa generazione.
37 Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono inviati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali, e voi non avete voluto! 38 Ecco: la vostra casa vi sarà lasciata deserta39 Vi dico infatti che non mi vedrete più finché non direte: Benedetto colui che viene nel nome del Signore!».