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Vittoria netta, bravissimi @sbonaccini e @Oliverio_MarioG
Massimo rispetto per chi vuole chiacchierare.
Noi nel frattempo cambiamo l'Italia
— Matteo Renzi (@matteorenzi) 24 Novembre 2014
Apprezzo molto quando qualcuno si rivolge ad altri in prima persona plurale in modo che l'interlocutore non si senta coinvolto e non partecipi assolutamente all'azione prevista dal soggetto.
«Noi nel frattempo cambiamo l'Italia».
Ecco, io non c'entro, finalmente sono loro che cambiano l'Italia, io sto fermo, al massimo, come oggi pomeriggio, cambio le gomme dell'auto (ho messo le invernali) e dipoi, dopo la palestra e la doccia, cambio le mutande sudate.
Nel frattempo io, da italiano, ho altro da fare, deresponsabilizzarmi in primo luogo non votando più, come non votai alle europee, tripudio del renzismo. Ci ho messo anni, e tuttavia ho imparato la lezione, nel frattempo. Sono cambiato io? È cambiata l'Italia?
Cambia todos cambia, affinché tutto resti come prima (GTdL): ti conosco mascherina.
Cambiamo l'Italia, gli italiani mi raccomando no, lasciateli tali e quali Minzolini, 600 milioni di euro l'anno per il suo lavoro di giornalista dirigente Rai in aspettativa. Perché ho fatto un nome? Perché? Perché eventualmente, in caso di rivoluzione (ah, ah, ah), per la decapitazione hanno bisogno di nomi. Ho fatto la spia, nel frattempo.
La frattempistica esaurisce tutta l'azione politica di Renzi: un fare per stare a galla come certe cose stanno a galla. Il frattempo è la carota davanti all'asino popolo votante che, appunto, non ci sta più a farsi dire cornuto da buoi della politica. Votatevi da soli, finché dura, finché sarete abbastanza per fare numero, per fare massa, per fare bolo. Digerirvi, nel frattempo, sarà difficile.
1 commento:
Non gliene può fregare meno delle elezioni, saranno sempre più una inutile formalità: solo nominati.
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