Anni fa, per dare un respiro cosmopolita alla mia ristretta aria di intellettuale di provincia, oltre a Playboy, Le Ore e Alan Ford (riviste fornite regolarmente dall'edicola locale), mi abbonai ad alcune riviste culturali, tra queste la celebre Nuovi Argomenti diretta da Moravia, Sciascia e Siciliano.
Il numero di Ottobre-Dicembre 1988 (di cui ho fotografato copertina e sommario) mi è capitato fra le mani proprio oggi, mentre rovistavo dentro alcune scatole in cantina. Era meglio un Sassicaia, convengo, ma che volete, seppure alcuni scritti sappiano di tappo, altri sono ancora piacevolmente gustabili.
Tra questi, segnalo un racconto breve di Alain Elkann, già marito di Margherita Agnelli e padre dell'attuale presidente della FCA, John Elkann, dal titolo indicativo: La Opel bianca.
Ma, forse, il più gustoso scritto ce lo regala Arbasino che nelle sue Interferenze. Postilla 1988 a "In questo Stato" (1978), racconta:
«Credo che, almeno come me, almeno Umberto Agnelli, Beniamino Andreatta, Aldo Aniasi, Carlo Caracciolo, Guido Carli, Fabiano Fabiani, Luciano Lama, Giorgio Napolitano, Umberto Nordio, Piero Ottone, Giuseppe Petrilli, Italo Pietra, Elio Quercioli, Stefano Rodotà, Sergio Romano, Eugenio Scalfari, Luigi Spaventa, Paolo Sylos Labini, e parecchi altri (magari, nel contempo, deceduti), abbiano rammentato con vivezza e nitore la mattina della “conclusione Moro”; e come giunse la notizia.
Si era a un “seminario riservato” con “colazione di lavoro” presso Mondadori, a Roma, circa l'opera del caro e vecchio Raymond Aron su L'Europa oggi: ostacoli e speranze. Vi erano numerosi parlamentari, direttori, editori, editorialisti, economisti, sindacalisti, diplomatici, "grandi commis". A proposito del notorio sequestro, i titoli dei quotidiani dicevano, per lo più: "Messaggi rassicuranti alla famiglia?", "Timori, ma qualche speranza", "Qualcosa si potrebbe fare".
Si discorreva, eminentemente, dell'Europa decadente, cioè ravvisata in crisi di decrescenza [!] bizantina, con svalorizzazione di ogni aspettativa su diplomi e su lauree, sproporzione tra offerte intellettuali e domande di mercato, recenti revisioni comuniste di vecchi pregiudizi ideologici sulle prospettive di qualche "serpente" politico, oltre che monetario. Si chiacchierò di "ottimismo della volontà", fra gli attendenti delle berline blindate. Ma mentre si taglia uno sformato di carciofi, e le prime forchette stanno per affondarsi nelle crespelle agli spinaci, entrano alcuni ceffi stravolti, e dopo un attimo le berline degli onorevoli più autorevoli si dirigono verso il cadavere in macchina in via Caetani.
Il caro, intelligentissimo e very very dry Raymond Aron, molto vecchio, molto calvo, molto piccolo, improvvisamente abbandonato da tutti si aggirava qualche istante dopo col suo nasone da tapiro e i pantaloni un po' scesi, cercando di capire l'Europa gambizzata vista dall'Italia (dal momento che anche questo era il suo mestiere di politologo), e senza acchiappare nulla, senza sapere neanche ove posare il piatto di crespelle, e la forchettina a mezz'aria. Senza neanche il conforto romano di una "sora" affettuosa che gli dicesse: "A Raimò, e magnate le crespelle, che ssò bbone!" [...]».
Inoltre, un reportage. Restauro e progresso: il caso della città di Sana'a, nella cui introduzione si legge:
«Oggi Sana'a è al centro di un enorme sforzo progettuale da parte del Governo italiano, coordinato dal Gruppo Iri-Italsat ed affidato, per la sua realizzazione, allo Studio Quaroni di Roma».
Segue, infatti, anche un intervento dell'allora presidente dell'Iri, Romano Prodi.
Quali rapporti invece ha oggi il Governo italiano con lo Yemen se non quello di restare in silenzio, come il resto dell'Occidente, dinnanzi ai bombardamenti criminali inflitti dall'Arabia Saudita?
Infine... molto altro da ri-leggere, magari con più gusto adesso, come per esempio il grande Guido Almansi in Enciclopedismo e paranoia.
1 commento:
giusto. visto che il presente è quel che è...
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