Ci sono spiegazioni, lo so, sebbene io non abbia mai visto pieghe, piuttosto piaghe, e so che la notte ha un debito con me. Non si possono, infatti, disturbare i sogni che si vorrebbero tranquilli, o quantomeno svincolati dall'orrida realtà, cariatide e geremia e qui, purtroppo, non c'è traccia di alcun numero uno. E invece si piombano, i fantasmi, a perturbare il riflesso autonomo della respirazione notturna, la agitano e s'insinuano per cacciarmi in una semi-veglia in cui l'impotenza manifesta mi fa scoprire dal caldo, costringere ad alzarmi con solo mezza voglia di orinare e voglia di bere poca, gli occhi stanchi, il buio triste, e l'impossibilità di divagare con altri sollazzi, comprese le meditazioni della vita offesa. Niente. Oh, come vorrei saper odiare, esprimere questo sentimento naturalmente compresso in noi miti in attesa del regno dei cieli. Ahimè, maledire senza essere profeti è come sputare contro vento. Vi benedico, allora, nel nome dei signori della distruzione creatrice, soprattutto quelli finti, incravattati, funzionari d'alto loco al servizio dell'informe massa di capitale in cerca di valorizzazione, i quali richiamano le parti in lotta a ritrovare calma e moderazione, che non ricordano quanto fu bello bombardare Tripoli senza prima scrivere punte lettere ai governatori di laggiù.
Quest'anno vincerò il nobel della pece, conferito dall'accademia del bitume.
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