«"Nel testo di Hans Jonas si dice che l'immagine della divinità che abbiamo coltivato nei secoli non è adeguata: un Dio onnipotente e onnisciente che con grande autorità governa il mondo è una rappresentazione che oggi ci costringerebbe alla negazione della sua realtà. Nel mondo ebraico sono moltissime le persone che non hanno più potuto credere all'esistenza di Dio, dato che ha potuto permettere quello che è accaduto. Ma H. Jonas dice che non è corretto negare la divinità: è più corretto riconoscere che ne avevamo un'immagine unilaterale, distorta o, come già avevano detto i filosofi dell'Ottocento, un'immagine proiettiva. Quella divinità era più la descrizione delle nostre fantasie sul divino che non una reale descrizione del suo essere. Egli propone invece l'idea che la divinità sia solo amore, e che nella sua opera creativa abbia trasferito sé stessa nelle creature, e in particolare nell'uomo, accettando di rinunciare alla propria onnipotenza e onniscienza per vivere nella separazione dell'essere creato. Gli uomini quindi sono visti come infime particelle di una creazione originariamente onnipotente in cui la potenza e la scienza si sono perdute, ma in cui è rimasto come scintilla, come permanere del divino che ha frantumato sé stesso, l'amore. L'esistenza dell'amore nei singoli uomini è la testimonianza dell'appartenenza dell'uomo alla creazione originaria, in quanto trasfusione del Dio originariamente potente nelle creature con totale sacrificio di sé: questo dice Hans Jonas» «"Quest'idea è quasi sovrapponibile a una conferenza che Rudolf Steiner tenne negli anni prima della I Guerra mondiale, in cui espressamente disse che Iddio ha lasciato l'onnipotenza ad Arimane, l'onniscienza a Lucifero e ha tenuto per sé l'amore. Questa rappresentazione di R. Steiner, che coglie l'amore come essenza del divino, è un'anticipazione della riflessione ebraica compiuta dopo l'esperienza dell'olocausto rispetto alla domanda: come si può pensare Dio dopo quello che è avvenuto? Questa domanda si ripropone oggi tale e quale, in una forma ancora più drammatica per i rovesciamenti che la storia ha creato e che pongono, ad esempio, il popolo ebraico di fronte al dramma di essere violento e aggressivo nei confronti del popolo palestinese, un ceppo umano con cui ha una parentela genetica e culturale che è testimoniata dalla Bibbia stessa, oltre che dal Corano». Giuseppe Leonelli Castiglione Chiavarese, Novembre 2001.
2 commenti:
Mi piacerebbe conoscere anche il concetto di Dio dopo Gaza
«"Nel testo di Hans Jonas si dice che l'immagine della divinità che abbiamo coltivato nei secoli non è adeguata: un Dio onnipotente e onnisciente che con grande autorità governa il mondo è una rappresentazione che oggi ci costringerebbe alla negazione della sua realtà. Nel mondo ebraico sono moltissime le persone che non hanno più potuto credere all'esistenza di Dio, dato che ha potuto permettere quello che è accaduto. Ma H. Jonas dice che non è corretto negare la divinità: è più corretto riconoscere che ne avevamo un'immagine unilaterale, distorta o, come già avevano detto i filosofi dell'Ottocento, un'immagine proiettiva. Quella divinità era più la descrizione delle nostre fantasie sul divino che non una reale descrizione del suo essere. Egli propone invece l'idea che la divinità sia solo amore, e che nella sua opera creativa abbia trasferito sé stessa nelle creature, e in particolare nell'uomo, accettando di rinunciare alla propria onnipotenza e onniscienza per vivere nella separazione dell'essere creato. Gli uomini quindi sono visti come infime particelle di una creazione originariamente onnipotente in cui la potenza e la scienza si sono perdute, ma in cui è rimasto come scintilla, come permanere del divino che ha frantumato sé stesso, l'amore. L'esistenza dell'amore nei singoli uomini è la testimonianza dell'appartenenza dell'uomo alla creazione originaria, in quanto trasfusione del Dio originariamente potente nelle creature con totale sacrificio di sé: questo dice Hans Jonas»
«"Quest'idea è quasi sovrapponibile a una conferenza che Rudolf Steiner tenne negli anni prima della I Guerra mondiale, in cui espressamente disse che Iddio ha lasciato l'onnipotenza ad Arimane, l'onniscienza a Lucifero e ha tenuto per sé l'amore. Questa rappresentazione di R. Steiner, che coglie l'amore come essenza del divino, è un'anticipazione della riflessione ebraica compiuta dopo l'esperienza dell'olocausto rispetto alla domanda: come si può pensare Dio dopo quello che è avvenuto? Questa domanda si ripropone oggi tale e quale, in una forma ancora più drammatica per i rovesciamenti che la storia ha creato e che pongono, ad esempio, il popolo ebraico di fronte al dramma di essere violento e aggressivo nei confronti del popolo palestinese, un ceppo umano con cui ha una parentela genetica e culturale che è testimoniata dalla Bibbia stessa, oltre che dal Corano».
Giuseppe Leonelli Castiglione Chiavarese, Novembre 2001.
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