2. Ciò sembra evidente. Tuttavia i principali attacchi degli
oppositori della libertà si rivolgono, fino ad oggi, esclusivamente
contro la libertà di scelta. Persino Herbert Spencer, le cui vedute
guadagnano ogni giorno di estensione, dice nei Principii della
psicologia: «Che ciascuno di noi, a suo piacimento, possa desi-
derare oppure non desiderare una cosa – il che, in fondo, è l’assio-
ma principale del dogma del libero arbitrio – è negato tanto
dall’analisi della coscienza quanto dal contenuto dei precedenti
capitoli (della Psicologia)». Dallo stesso punto di vista partono
anche altri, nel combattere il concetto del libero arbitrio. In ger-
me, tutte le considerazioni al riguardo si trovano già in Spinoza.
Ciò che questi aveva detto in modo chiaro e semplice contro l’i-
dea della libertà, fu dopo di lui ripetuto innumerevoli volte, ma
generalmente inviluppato nelle dottrine più cavillosamente teore-
tiche, sicché è diventato difficile ritrovare il filo semplice e diret-
to del ragionamento, che è l’unico che abbia importanza. In una
lettera dell’ottobre o del novembre 1674, Spinoza scrive: «Io chia-
mo libera una cosa che esiste e agisce per semplice volontà della
sua natura, e forzata quella che viene invece determinata
all’esistenza e all’azione, in modo preciso e fisso, da qual-
cos’altro. Così, per esempio, Dio esiste liberamente, benché
necessariamente, perché sussiste soltanto per la necessità della
sua propria natura. E così Dio conosce liberamente se stesso
ed ogni altra cosa, poiché soltanto dalla necessità della sua
natura consegue che egli tutto conosca. Voi vedete dunque che
io faccio consistere la libertà non in una libera decisione, ma
in una libera necessità.
3. «Scendiamo ora alle cose create, che vengono tutte deter-
minate all’esistenza e all’azione, in modo fisso e preciso, da cau-
se esterne. Per comprendere più chiaramente, consideriamo un
caso semplicissimo. Per esempio, una pietra, cui venga comuni-
cata da una spinta esterna una certa quantità di moto, continua
necessariamente nel moto, dopo che la spinta della causa esterna
sia cessata. La persistenza della pietra nel suo moto è quindi
forzata, e non necessaria, perché deve essere definita dalla spin-
ta di una causa esterna. Quello che qui vale per la pietra, vale per
qualsiasi altra singola cosa, per quanto complessa possa essere:
ogni cosa, cioè, viene necessariamente determinata ad esistere e
ad agire, in modo fisso e preciso, da una causa esterna.
4. «Immaginate ora voi, per favore, che la pietra, mentre si
muove, pensi e sappia che sta sforzandosi, per quanto può, a
perseverare nel suo movimento. Questa pietra, ora cosciente
del suo sforzo e per nulla indifferente nel suo comportamento,
crederà di essere completamente libera, e di persistere nel suo
movimento per nessun’ altra causa se non perché lo vuole. Ma
questa è quella libertà umana che tutti ritengono di possedere,
e che consiste solo in questo: che gli uomini sono coscienti dei
propri desideri, ma non conoscono le cause da cui essi vengo
no determinati. Così il bambino crede di desiderare libera-
mente il latte, il ragazzo irato crede di desiderare liberamente
la vendetta, il timido la fuga. Così l’ubriaco crede di dire per
sua libera volontà quelle parole che, tornato in sé, vorrebbe
non aver dette; e poiché tale pregiudizio è innato in tutti gli uo-
mini, riesce molto difficile disfarsene. Infatti, se anche l’espe-
rienza insegna sufficientemente che nulla gli uomini sanno do-
minare così poco come i propri desideri e che, mossi da opposte
passioni, essi vedono il meglio ma seguono il peggio, pur tutta-
via si ritengono liberi; e proprio per questo: che vi sono cose che
essi desiderano di meno, e che certi desideri si possono facilmen-
te domare per mezzo del ricordo di altri, a cui si pensa spesso».
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