Un gentile Anonimo mi dice che è meglio scriva qualcosa io, anziché riportare brani di altri autori.
Fatto salvo che questo blog è iniziato (come dice il sottotitolo Letture, pensieri, versi) riportando ivi letture incontrate dal sottoscritto, il punto è che non ho più granché da dire di pensieri a commento della realtà: essa è così spalancata che ogni chiosa mi sembra un pleonasmo, e ogni critica un goffo tentativo di emendarla. Che cosa vuoi cambiare quando tutto sarebbe da cambiare dello stato di cose presente? Da dove si comincia?
Da sé stessi. Quindi, da me. E, limitandomi a osservare l'andamento bloggheristico, sì, sono cambiato e non sarei minimamente in grado di riscrivere ancora dei post come, per esempio, scrivevo all'epoca di Berlusconi, anni in cui stupidamente mi indignavo, dileggiavo gli uni e parteggiavo per altri. Roba che mi porterebbe a dare un colpo di cimosa al novanta per cento dei post. Ecco, io non riesco più a scrivere quella roba là, mi manca il fiato.
Dal governo Monti in poi, grazie soprattutto a Olympe de Gouges, iniziai a leggere la realtà con gli occhiali di Marx e, con tali lenti, guardavo al funzionamento dei meccanismi economici, politici e sociali, e tentavo raramente di scrivere qualcosa sugli accadimenti e sulle risposte da dare. Il problema di fondo è che, comunque, anche una volta tolta la proprietà dei mezzi di produzione ai capitalisti, la produzione delle merci deve necessariamente continuare. E chi e come la si organizza? E chi diventa proprietario e come e cosa produce? Lo Stato, perché lo Stato siamo noi?
Poi venne il marzo del 2020 e scoprii (ché sino ad allora avevo gli occhi "coperti" dal fatto di vivere in una nazione dalla costituzione più bella del mondo) la reale faccia dello Stato, come esso si possa (con legittimità democratica!) trasformare in un Moloch che trangugia l'antropos per salvare il demos («meglio che muoia un uomo solo per il popolo e non perisca la nazione intera» Caifa dixit).
Sicché da quei giorni, gradualmente, a parte qualche minima composizione poetica, riesco a scrivere ben poco perché mi dà l'impressione di orinare contro vento.
Altro motivo sarà che non leggo più giornali, né guardo la televisione, e certo questo non basta per non ricevere il veleno mediatico quotidiano tramite altri canali (vedi twitter).
Ma la ragione principale della laconicità è che dall'estate del 2022 ho incontrato l'antroposofia e non mi sento ancora “pronto” di parlarne pubblicamente. Ma ci tengo a dirlo e per accennarne l'importanza, riporto una massima scritta da Rudolf Steiner il 17 febbraio del 1924:
1. – «L'antroposofia è una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell'uomo allo spirituale che è nell'universo. Sorge nell'uomo come un bisogno del cuore e del sentimento. Deve trovare la sua giustificazione nel fatto che essa è in grado di offrire a questo bisogno un soddisfacimento. Può riconoscere l'antroposofia solo chi trova in essa quel che egli deve cercare per una propria esigenza interiore. Possono perciò essere antroposofi soltanto quegli uomini che sentono certi problemi sull'essere dell'uomo e del mondo come una necessità vitale, come si sente fame e sete».
4 commenti:
Certo che passare da Marx a Steiner è un bel salto. A mio parere un salto nel vuoto ma son fatti tuoi. Buone reincarnazioni. Saluti.
Quando sarà il momento (se ne sarò capace) cercherò di darne ragione, anche e soprattutto da un punto di vista "sociale". Ricambio i saluti.
l'antroposofia.
beh, a me hanno tolto acestream, ovvero il gioco del pallone aggratise, e me ne dolgo, anche se non vorrei.
questo per dire che forse ognuno ha la vecchiaia che si merita.
oh, Marino, Marino, Marino, che piacere sentirti mi è...
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