Tramite un tweet di Luigi Castaldi, leggo di «Una proposta per riaprire l'Italia, gestendo in modo sicuro la transizione da pandemia a endemia», messa a punto dal «virologo Roberto Burioni insieme a diversi esperti e con la sottoscrizione di Fnomceo, Enpam e Fimmg, nonchè della Società italiana di virologia e la Società italiana di malattie infettive e tropicali».
La suddetta proposta è articolata in cinque punti. Sui primi quattro non dico pio, perché non ho competenze in merito, anche se quando sento parlare di « mandato legale » (alias: poteri speciali), un po' di preoccupazione, forse esagerata, serpeggia.
È sul punto cinque,
5) Condivisione della strategia comunicativa con l’Ordine dei Giornalisti e i maggiori quotidiani a tiratura nazionale, nonché le principali testate radio-televisive pubbliche e private per evitare i danni potenziali sia dell’allarmismo esagerato che della sottovalutazione facilona o addirittura negazionista (utilizzando anche l’esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente).
invece, che nutro qualche dubbio, per il fatto stesso che il primo dei firmatari della proposta è uno dei principali attori sulla scena dell'emergenza in corso. Infatti, per il Burioni, ancor più della sua professione di virologo, per conquistare lo palco, ha pesato la sua indiscussa fama di influencer su Twitter e su Facebook, anziché la sua esperienza sul campo nel rapporto medico-paziente; ma, soprattutto, la mia perplessità deriva dal fatto che il Burioni stesso è stato prima un negazionista (si ricordi il suo tweet di fine febbraio in cui affermava che in Italia, in quel momento, aveva più senso preoccuparsi dei meteoriti che del virus), e poi, nel volgere di pochi giorni, un superallarmista dei più accesi. Come si può dunque, con un tipo umano del genere, condividere una siffatta strategia comunicativa volta a evitare i pericoli sopra esposti?
Poi, per carità, i miei dubbi sono infondati, anche perché tra i firmatari non vedo il dottor Fabio Fazìo o la dottoressa Lilli Grubèr.
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