titolo di un post di un blogger famoso |
Ho sempre più netta l'impressione che - complice il bollettino quotidiano diffuso dai beccamorti iscritti all'ordine - chi fa la conta dei "decessi" interpreti in maniera perfetta, neanche avesse studiato Stanislavskij, il personaggio di una famosa barzelletta, il quale tutte le mattine, appena comprato il giornale in edicola, apriva la pagina dei necrologi per vedere se c'era il suo nome e, «Dannazione - disse l'edicolante -, proprio stamani che c'è scritto lui non è venuto».
Contano i morti, sì, ma mai nessuno di loro che abbia il coraggio di prendere un morto, la morte, per farne "oggetto" di riflessione anziché usarlo/a come un'arma (assai impropria) per offendere, nel campo della persuasione e della rettorica, tutti coloro che provano a mettere in discussione la legittimità dei vari divieti, delle assurde chiusure, delle limitazioni effettive delle libertà individuali.
Uno dei motivi - di sicuro non il più importante - per cui non vedo l'ora finisca la presente crisi sanitaria (pandemia), è per vedere se le morti continueranno a essere contate anche dopo, a virus fermo. Presumo che non accadrà, dato che non è accaduto prima. Infatti, nessuno contava mediamente quanti morti al giorno c'erano in Italia. Eppure i "dati" erano (e sono) a disposizione. Soltanto i dati non si erano trasformati in "dita" usate, appunto, per infilarle in vari posti, negli occhi prima di tutto.
A me le dita negli occhi hanno sempre fastidio, più dei bruscolini. Allora, sin dallo scorso marzo, ho provato a usare i dati dell'Istat sull'argomento «decessi in Italia» per tentare di capire se, effettivamente, eravamo di fronte a qualcosa di apocalittico.
In effetti, sì: nel 2020 c'è stato un rilevante aumento della mortalità complessiva (soprattutto al Nord, ma non divaghiamo); tuttavia, tale aumento, pur essendo preoccupante, non nasconde il fatto che, anche negli anni precedenti alla pandemia, i decessi c'erano, eccome se c'erano, ma non erano contati. Così come non sono contati i decessi non covid che pure sono morti anche loro. E di che sono morti? Di vita?
Quanto sarebbe più utile che i contatori di morte, che di solito sono le anime belle della sinistra progressista, iniziassero a mettere le loro dita (o i loro dati) nelle piaghe della sanità pubblica che non ha saputo, in un anno intero, trovare una soluzione per aumentare i posti di terapia per i più bisognosi di cure e, soprattutto, le usassero per pizzicare il governo, il quale, su consiglio degli incaricati a consigliare, continua a fare la cosa che reputa più facile ma che è, di fatto, inutile: chiudere, vietare, limitare la libertà.
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