A Mietta
Anno 2000, 43 aprile
Oggi è una giornata di immenso trionfo! In Spagna c'è un re. È stato trovato. Questo re sono io.
Nikolaj Gogol', Memorie di un pazzo
Io vorrei essere un facinoroso perché mi rode il fare; infatti, preferirei non fare, giacché la via del fare è l'essere (Lao-Tzu); e l'essere è uno stare fermi, seduti, in piedi, in ginocchioni, a buco pillonzi il culo rivolgendo in direzione di un colle di Roma sul quale è ubicata la residenza di uno che dovrebbe essere primo servitore e invece strafà, straparla, strapazza quella carta su cui Egli ha giurato prima di insediarsi per un settennato e speriamo che sia morto lì, il mandato, e non prorogato come accadde indebitamente e irritualmente al suo predecessore.
Insomma, io vorrei essere facinoroso ma le turbolenze al momento le ho soltanto intestinali, le ribellioni meramente lessicali e le violenze sono quelle che infliggo solo a me per non saper astrarmi da questo merdume sparso che impesta l'Italia, la ammorba, la svilisce, deperisce e infama nell'attacco concentrico di tutti i poteri riuniti contro noi poveri sovrani ignudi e sbertucciati. Ah, fossi un Giobbe o un Geremia come bestemmierei contro di loro volentieri!
Come si vergogna un ladro preso in flagrante
così restano svergognati quelli della casa del Potere,
essi, i loro re, i loro capi,
i loro sacerdoti e i loro profeti.
Dicono a un intruglio: Tu sei il Salvatore!
E per ogni dose: Benedizione che rigenera!
E vogliono i bambini sull'altare
per marchiarli col fuoco dello Stato.
[...]
Ognuno si beffa del suo prossimo,
nessuno dice la verità.
Hanno abituato la lingua a dire menzogne,
operano l'iniquità, incapaci di convertirsi.
Angheria sopra angheria, inganno su inganno;
[...]
Una saetta micidiale è la loro lingua,
inganno le parole della loro bocca.
Ognuno parla di pace con il prossimo,
mentre nell'intimo gli ordisce un tranello.
[...]
Siano confusi i miei avversari ma non io,
si spaventino essi, ma non io.
Manda contro di loro il giorno della sventura,
distruggili, distruggili per sempre.[*]
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* versetti dal Libro di Geremia, alcuni dei quali rimodellati per esigenze di cronaca.
3 commenti:
NEMO PROFETA IN TORINO
Sei lustri so' passati in su le cocce
De pochi, grandi, inutili talenti
Che c'ebbero intenzione zitti zitti
De ffa curtura senza arza' i profitti...
...Come se ar monno fusse naturale
Raccoje merda e trasformalla in sale.
Ppe dilla tutta l'impresa era
impossibile
Anzi, de più, de quelle disperate
Robba da cola' a picco tutto er
sommergibile
In compagnia de totani e d'orate
E rimane' sur fonno dell'abissi
In braghe bianche e co'li tassi fissi
E invece no!! 'sti quattro capoccioni
in barba a logica, mercato e... a li
guadagni
Qui so rimasi ppe tutti quest'anni
A pubblica' sfiziose cavolate,
Tomi de storia,
Arazzi de poesia e l'accidenti che sii
porta via.
Or dunque è giusto che li si festeggi,
'Sti di rotoli de coppa inturcinate,
Sia lode a voi che d'una idea balzana
Condiste al fin trecento e più
frittate.
E sotto quella mole antonellagna
speriamo che se beve e che se magna
So' omini de panza e d'anarchia, del
resto...
...Caserio ffa il fornaro e non la spia.
Claudio Sabani, Roma, 2011
Bella ! Grazie per avercela fatta conoscere e per l'appunto, sono sempre attuali, in ogni tempo, perché gli umani non cambiano mai, sempre gli stessi difetti.
grazie anonimi
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