3.
Ripresero il volo verso Sud per sfuggire alle frigidità dell'inverno (non ai rigori, piuttosto ai fuori gioco). Evitarono Roma, per dispetto, perché fino a poco tempo fa la città aveva un sindaco sulla bocca di tutti, mentre adesso ne ha uno che non se lo incula nessuno, messo lì per vocazione del nulla e del silenzio e per sfamare ataviche avidità. E furono a Napoli. Atterrarono al Parco Virgiliano, per ragioni poetiche. Furono tristi solo per un attimo, perché la bellezza del belvedere, in una limpida giornata di gennaio, fu come una carezza che corrobora senza correre nella bora, come a Trieste. Ebbero tempo solo per gli occhi durante la giornata, non per altro. Le altre parti del corpo, infatti, soprassederono, viaggiarono per conto loro senza dare pensieri. Pensieri diversi si accantonarono da soli ché appena qualcuno si riaffacciava veniva preso a schiaffi. Esisteva solo il presente, il resto cadeva a terra, era lasciato andare, defluiva via lieve come lacrime nella pioggia. E si abbracciarono, oh quanto si abbracciarono, senza fare caso che non avevano più braccia, ma ali. In altre parole, si allietarono impegnandosi a vivere con letizia. Chi sarebbe, una tua ex? gli chiese Cesira. E Luciano rispose con dovizia di particolari.
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