Quando
la conobbi, in circostanze ufficiali, aveva gli occhi tristi, anche
se cercava di nasconderli con un sorriso lieve, di quelli che si
fanno subito apprezzare per la grazia con la quale colgono le
sfumature ironiche della vita.
Nonostante
la tristezza, quindi, il suo sguardo non era respingente, rivolto in
una smorfia contrita: lasciava aperta la finestra alle correnti
d'aria delle altrui melanconie, non per farne accumulo, appunto, ma
per spazzarle via col soffio della consolazione, o col temporale
discreto delle lacrime.
Ieri
l'ho rivista; aveva gli occhi accesi ed il paletot aperto – non
faceva freddo – permetteva di notare l'elegante vestito nero a
mezza coscia e le calze nere con presunti autoreggenti. I tacchi,
poi, che seppur non eccessivi, le davano comunque uno slancio da
inclinare in avanti la postura quanto sarebbe bastato per accennare
la presa ai fianchi alla minima occorrenza.
L'occorrenza c'è stata,
c'è sempre un dislivello in questi casi a chiamare in causa mani
pronte a sostenere e quindi a percepire se la presa sia ben recepita o provochi imbarazzo e/o disapprovazione.
Nessun
di questi ultimi due. E sono stati perciò minuti belli: un refolo di vento a
smuoverle i capelli e questi a nasconderle un sopracciglio, e la voce
che s'è abbassata d'un tono, come a trattenere la trasmissione mia
possibile di calore a mani ferme, distanti tra loro e separate dal
magnete più potente per sollevare (oh, Gesù) il desiderio.
6 commenti:
l'interlinea cribbio!!!!
(da non pubblicare)
luchino mio, vaffanculo :)
C'hai ragione. È che se elimino commento, temo che i prossimi tuoi (se d'ora innanzi ci saranno) finiscano nello spam.
😀
Appena so' a casa provvedo.
Epperò è così bello, pur o proprio nella sua concentrazione, questo testo, che gli si perdona l'interlinea, via..! (concentrata anche quella :-))
Più tardi spiego meglio con un post, ma adesso ho più o meno capito come correggere la formattazione usando l'html.
Più facile il cirillico.
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