Non
ho più niente tra le mani, solo un sogno, potrebbe anche essere un
segno del destino, ma non lo prendo in considerazione perché la
simbologia mi annoia, quel che vedo, è – e il gioco è fatto, inutile interpretare, ché se poi le interpretazioni non collimano coi nostri
desideri, restiamo delusi e io piuttosto mi annuso le mani per capire
se quel niente che è rimasto sia la risultanza di un sogno
o di un incontro realmente avvenuto, di passi realmente compiuti in
un giorno di vento, sospesi sul selciato come i gerridi sull'acqua,
senza affondare nell'illusione di amarsi anche solo per un minuto, ma
di crederlo ogni minuto possibile, a portata di mano.
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