Gottfried Benn, Pietra, verso, flauto, Adelphi, Milano 1990
È probabile. Altamente. Ma bassamente si continua a indulgere in questo vizio, scrivere. Soprattutto nei momenti in cui non si capisce se si ha realmente qualcosa da dire o se, invece, ci si attarda con le parole in attesa che esse possano dire qualcosa al posto nostro, come se esse contenessero l'espressione esatta dei nostri pensieri, come se riuscissero a deporre quel che realmente vorremmo essere capaci di deporre agli atti della vita che scorre.
Quali sono i pensieri dominanti l'attuale mio presente? E ché devo scriverne e quindi denudarmi? Smascherarmi? Le parole possono realmente smascherare? O forse sono i migliori abiti per andare in giro con un certo decoro urbano, il nostro outfit quotidiano.
2 commenti:
...facciamo quindici minuti.
sei teribbile.
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