giovedì 9 marzo 2017

Se mio nonno


A mio nonno Giovanni

Se mio nonno fosse stato poeta
e io ferroviere
condurrei probabilmente un frecciarossa
e quasi ogni giorno
sarei a Napoli a vedere
in fondo a un angolo di mare
perché della felicità
faccio ritenzione
la trattengo ché se la esprimo
scendono lacrime.

Se mio nonno fosse stato poeta
avrei trovato le ragioni per fuggirla
la felicità
per dimenticarmene
oppure più semplicemente
per non contemplarla tra le possibili
eventualità della vita –
l'avrei lasciata nei ricordi
dei suoi versi pubblicati in ciclostile
nei quali raccontava l'emozione
rimbaudiana
di camminare a fianco di una donna
di sentirne la sincronia nei passi
mentre il racconto proseguiva.

Se mio nonno fosse stato poeta
mi sarei fatto meno illusioni
circa le beatitudini terrestri
mi sarei accontentato di barricare
il cuore dentro la consuetudine
come fosse scudo a difesa
delle frecciate maldestre
del dio-amore.
Avrei letto di mio nonno i lamenti
sciolti dentro un metro che misura
quanti passi sono necessari
per fingere che non manca niente
che tutto ma proprio tutto il meglio
è racchiuso dentro quello sguardo
che nell'attimo in cui si riproduce
si fa subito ricordo – e luce.

Se mio nonno fosse stato poeta
e avesse letto questi versi improvvisati
si sarebbe pentito di non essere
stato un ferroviere.
Le mani nere di lignite
sono più vere
di quelle grigie di grafite.

3 commenti:

siu ha detto...

Quanto mi piaci (anche) come poeta!

S. ha detto...

forse, sono più vere...ma scommetto che, la nonna, ti avrebbe sbaciucchiato

lozittito ha detto...

la poesia oggi è così mission impossible che forse è l' ultimo luogo dove si dà un pò d' individuo.
per contro "la fascinazione" poetica è diffusissima quindi, come te mi pare, sono sospettoso