A mio nonno Giovanni
Se
mio nonno fosse stato poeta
e
io ferroviere
condurrei
probabilmente un frecciarossa
e
quasi ogni giorno
sarei
a Napoli a vedere
in
fondo a un angolo di mare
perché
della felicità
faccio
ritenzione
la
trattengo ché se la esprimo
scendono
lacrime.
Se
mio nonno fosse stato poeta
avrei
trovato le ragioni per fuggirla
la
felicità
per
dimenticarmene
oppure
più semplicemente
per
non contemplarla tra le possibili
eventualità
della vita –
l'avrei
lasciata nei ricordi
dei
suoi versi pubblicati in ciclostile
nei
quali raccontava l'emozione
rimbaudiana
di
camminare a fianco di una donna
di
sentirne la sincronia nei passi
mentre
il racconto proseguiva.
Se
mio nonno fosse stato poeta
mi
sarei fatto meno illusioni
circa le beatitudini terrestri
mi
sarei accontentato di barricare
il
cuore dentro la consuetudine
come
fosse scudo a difesa
delle
frecciate maldestre
del
dio-amore.
Avrei
letto di mio nonno i lamenti
sciolti
dentro un metro che misura
quanti
passi sono necessari
per
fingere che non manca niente
che
tutto ma proprio tutto il meglio
è
racchiuso dentro quello sguardo
che
nell'attimo in cui si riproduce
si
fa subito ricordo – e luce.
Se
mio nonno fosse stato poeta
e
avesse letto questi versi improvvisati
si
sarebbe pentito di non essere
stato
un ferroviere.
Le
mani nere di lignite
sono
più vere
di
quelle grigie di grafite.
3 commenti:
Quanto mi piaci (anche) come poeta!
forse, sono più vere...ma scommetto che, la nonna, ti avrebbe sbaciucchiato
la poesia oggi è così mission impossible che forse è l' ultimo luogo dove si dà un pò d' individuo.
per contro "la fascinazione" poetica è diffusissima quindi, come te mi pare, sono sospettoso
Posta un commento