Se io non fossi io, ma fossi
un altro, mi piacerebbe leggere quello che io scrivo?
Mi
domandavo questo dopo aver scritto, senza una particolare ragione, il
post che precede, sull'appetito.
E
rispondo, prendendola larga: è un po’ come quando da giovane mi
chiedevo: se fossi una donna, verrei a letto con me? Se, all’epoca,
non esitavo un attimo a dirmi di sì, a metà strada tra presunzione
massima e un miserevole amor proprio, oggi esiterei eccome e le
uniche qualità che potrei vantare sono meno amatorie e più rassicuranti, tipo: non parlo
nel sonno, non russo, non faccio peti silenziosi sotto le lenzuola.
Per
la scrittura invece è diverso, ho sempre mantenuto un atteggiamento
di cautela, non ho oscillato, insomma, dalla presunzione alla
titubanza; e alla domanda: se
fossi un lettore, leggerei quello che scrivo? posso
soltanto rispondere: talvolta.
Io
scrivo per me ma non scrivo per me. Non scrivo per me ma scrivo per
me. Mi piace l’effetto che fa vedere una pagina scritta resa
pubblica (nel confine limitato di un blog marginale non sponsorizzato
non indicizzato) per diventare, dopo che è stata pubblicata,
pubblico lettore io stesso.
E
vedere una parte che era in me, fuori di me. Ma quanto era in me
qualcosa che prima di diventare scrittura non era? Il pensiero, la
prefigurazione, il ragionamento assonnato tra i baffi che cosa sono,
in fondo, prima che siano, prima che diventino qualcosa di tangibile,
nel mio caso, sotto forma di post? Scrittura in potenza?
Un’espressività che non vuole reprimersi, trattenersi, e anzi:
vuole uscire, venire sulla pagina? Pornografia?
Sfogarsi?
Può darsi.
Ne
traggo godimento? Ecco la domanda giusta, alla quale non posso che
rispondere: talvolta sì.
Ecco
perché, da bravo onanista, non smetto di farmi le seghe di una pagina. O anche mezza.
3 commenti:
bello_bello.
(...non russi? ...massicuro, all'etattùa??
'azz, magari una può non venirci a letto con te ma, fidati: ti sposerebbero tutte e tutti)
"Ma quanto era in me qualcosa che prima di diventare scrittura non era?" Domanda interessante... mi viene da rifletterci anche per me medesima.
Quanto al piacere di leggerti, anche per la sopra scritta sottoscritta è un "talvolta", che peraltro pende parecchio verso il quasi sempre: rare volte, diciamo "così, così"; rarissime: "bo'..?"
E anch'io mi sono chiesta come fai ad essere così sicuro di non russare, ma il sagace Marino mi ha fregato sul tempo ;-))
Quanto invece all'eventualità di parlare nel sonno, non la trovo così negativa... anzi: si va da qualche divertente ed enigmatica stramberia allo scoperchiamento di altarini... utilizzabili magari in una causa di divorzio :-))
Buona settimana!
Grazie cara grazie caro... Troppo buoni.
Sul non russare potrei chiedere la testimonianza auricolare de mi moje.
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