La redazione di Repubblica punto it riporta parte dell'intervista rilasciata da Elon Musk a un commentatore americano (sarebbe stato preferibile che fosse stato intervistato da un'intervistatore), argomento della quale è la prossimità sperimentale di impiantare nel cervello un dispositivo informatico che potenzi, estenda o ripari la capacità cerebrale umana.
In un passaggio, Musk dichiara che
«Il chip [impiantato] potrebbe modificare anche il modo in cui avvengono le relazioni tra esseri umani. Una simbiosi con l'AI è auspicabile, dato che dobbiamo imparare a stare al passo con la tecnologia. Siamo già un pò "cyborg", in fondo, quando perdiamo il telefono ci sentiamo come se avessimo perso un arto».
Ora, io non saprei dire in che grado gli esseri umani, complessivamente, siano diventati dei cyborg, ma so che quella parte che appartiene alla Repubblica online cyborg lo è già da "un pò". Prova ne sia che, in seguito, elude di nuovo il troncamento e ripete non solo un po' con l'accento ma, non contenta, toglie l'accento al verbo [è e non e' questo non è un problema] preferendone l'apostrofo.
«E' un pò come quando lasciamo tracce di noi stessi nei nostri computer e nei nostri smartphone».
Stiano attenti che quei galantuomini della Exxor non impongano a tutta la redazione un chip in testa che abbia un cavo largo come quello di un'antenna parabolica.
2 commenti:
fai come me: smetti di credergli.
'arepubblichismo militante
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