giovedì 7 maggio 2020

Tutto l'universo

Tutto sta andando per il peggio e la serie di avversità è tale che avvilisce. Si vorrebbe solo tirare il fiato, stare un attimo in disparte, da spettatori e osservare: non se ne ha il tempo perché, come ci si prova, la parete del muro presso il quale si pensava di trovare sostegno diventa acuminata, oppure crolla e si precipita.
E si subisce - a volte in silenzio, a volte imprecando, spesso da soli, in auto o davanti allo specchio, raramente in presenza di altre persone e cercando di mantenere un eloquio vibrante che non sconfini troppo nel turpiloquio - e si percepisce il peso peggiore, assurdo della vita e senza avere un grammo della pazienza di Sisifo.
Capita pure di pregare, ripetendo a mezza voce tutto il breviario minimo di preghiere che ancora l'insieme di neuroni mantiene in catalogo. Pregare serve a mantenere la calma, la pazienza, a soffocare la rabbia pronta a esplodere per far uscire la parte peggiore di sé. 
E ci si chiude in sé, forse per la vergogna di non avere una capacità risolutoria immediata, per non farsi vedere troppo impantanati nelle sabbie mobili della vita e bisognosi di soccorso o, forse, molto più semplicemente, perché non si ha voglia di sentirsi ripetere il mantra che ci sono cose peggiori nella vita, oppure non siete i soli a cui è successa una cosa del genere. 
Essere compatiti è spiacevole: è come sentirsi affettati dentro due fette di pane e presi a morsi, strappati dai denti dei discorsi del cazzo. Come fuggirne? Dove trovare rifugio? Ascoltiamo un maestro, Michela, ascoltiamo un maestro.

2 commenti:

siu ha detto...

(forse perchè) non mi chiamo Michela... ho insormontabili difficoltà a credere che tutto l'universo obbedisca all'amore.
;-)

Luca Massaro ha detto...

difficoltà legittima e condivisa, ma lo svolgimento del brano mi trasporta a crederci un po'