Premessa: la poesia (semi improvvisa) che segue è ispirata dal ricordo di un amico scomparso qualche anno fa, a Firenze, durante una calda estate. Era un amico particolare, al quale volevo bene, anche se non potevo molto per lui. Mi piaceva passarci del tempo insieme, a sentirlo parlare, quasi sempre di niente, condito di imprecazioni e rime improbabili. Ebbene, è per dar seguito a una rima scandalosa, ch'egli soleva dire ogni volta che incontravamo un paese che ne consentisse l'adagio, che questa poesia è stata (in parte) concepita e composta. È una poesia d'amore - e all'amore quasi tutto si concede, anche la pointe assassine che Verlaine, nella sua Arte poetica, consigliava di evitare.
***
La vita è un segno -
più o meno -
e più ti penso
e più vengo meno
ai proponimenti
di non venire più.
Ma tu
riappari coi capelli
raccolti da una pinza
e una sottoveste fiorita:
ecco, da quando sei partita,
è questa
l'immagine di te
che più s'infilza
nel cuore,
nella testa,
nella milza
e so perché.
La vista è un senso che imbroglia:
non si vede quello che appare
ma quello che di vedere si ha voglia
anche se ogni volta scompare
anche se vederlo e non vederlo fa male.
E il resto
non fa differenza:
senza amarti la vita
è un numero senza potenza.
È questa la matera
del mio canto
lucano:
cazzo in culo
e palle in mano.
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