4. È un mio limite culturale, ma io i Lovin' Spoonful manco sapevo esistessero se non li avesse rammentati Murakami che li tira in ballo nuovamente per dire che la loro musica è fantastica. Per curiosità, ho provato ad ascoltare due o tre canzoni di tale gruppo e non dico che mi abbiano fatto cagare, ma insomma, qualche strizzone non nego sia venuto. Per fortuna avevo il bagno vicino. È così, quando ho nelle orecchie questa musica leggera leggera, sciolta sciolta, a poco a poco riaffiora nell'intestino il ricordo dell'andare di corpo, anche di quella volta che, a quattordici anni, marinai la scuola (prima liceo), da solo, per passare la mattinata di primavera a leggere Corto Maltese e Supersex, quando, improvviso, nel parco dove mi trovavo, fui assalito da un urgente bisogno di andare in bagno e corsi stringendo le chiappe e arrivai pelo pelo al water di casa. Corto Maltese mi cadde per le scale, mentre Supersex finì ai piedi del lavandino, aprendosi alla formula orgasmica Ifix tcen tcen...
Se facessero mai un film sulla mia vita - solo a pensarci mi vengono i sudori caldi -, in fase di montaggio verrebbe aggiunto quasi tutto. Il regista finirebbe col dire ogni momento: «Beh, questo episodio si può anche aggiungere, con quel poco che hai da raccontare». Proprio così, ho poco da raccontare, traccheggio in balia del quotidiano gioco balordo dei non incontri e dei non inviti, momenti che si succedono senza un significato preciso, fino ad arrivare al presente. Quando penso all'esistenza umana (giacché a volte penso anche all'esistenza canina o gattesca), mi accade di aver l'impressione di non essere una zattera arenata sulla spiaggia, piuttosto una carretta che aspetta l'inverno per portare la legna in casa (Murakami pensa di essere una zattera, ma nel mondo occidentale chi fa più le zattere se non al parco divertimenti degli uomini primitivi?). Sarà stato colpa dell'aliseo hawaiano che, soffiando e facendo ondeggiare dolcemente gli alberi di eucalipto sopra la sua testa, gliel'ha fatta girare per il forte effetto balsamico di vicks vaporub naturale.
Comunque, oggi non sono andato a correre: sono stato a nuotare, di mattina, in una piscina comunale, all'aperto. Ho pagato il biglietto d'ingresso, ho firmato il foglio della presenza e del tracciamento e sono andato negli spogliatoi a cambiarmi senza - come da regola - lasciare niente nel locale (si deve portare tutto dietro, in borsa). Le prime quattro corsie della vasca da 25 metri erano occupate da un folto gruppo di ragazzini dei centri estivi che eseguivano esercizi indicati dagli istruttori. Una istruttrice, alla quale ho levato malvolentieri gli occhi di dosso (se ne avessi avuto un altro paio, due glieli avrei lasciati addosso volentieri), mi ha indicato la corsia n. 5 come libera e ivi mi sono non tuffato, ma infilato, per nuotare come posso e riesco, a stile diciamo libero, e recuperando un po' di fiato a ogni virata. Sono stato quaranta minuti a mollo e ho percorso poco più di un chilometro, non molto, ma già qualcosa per uno che si è messo a fare piscina relativamente da poco. Ho avuto fastidi con gli occhialini, purtroppo, perché non oscurati, cosicché il sole riflesso nella vasca non mi consentiva una buona visuale (soprattutto esterna, nella zona dove c'era l'istruttrice che dava lezione a due signore che facevano acquagym). Infine, sono tornato negli spogliatoi e, nella zona docce (c'era scritto: max tre persone alla volta) c'erano due ragazzini di forse sette anni che si lavavano. «Posso entrare?» ho chiesto e loro mi hanno guardato in silenzio (non so se assenso) sicuramente mormorando, tra sé sé: chi è questo perticone secco coi baffi e la cuffia rossa morettiana? «Tranquilli, non tiro schiaffi, purché non vi azzardiate a dire la parola professionalità».
2 commenti:
e perché non le hai detto, all'istruttrice, ifix tchen tchen? mal che andasse non succedeva niente...
(dài, a me puoi confessarlo: lo hai detto, e non è successo niente...)
non è successo niente, non è successo niente
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