giovedì 4 febbraio 2021

Le temps retrouvé

Un post egotista

Questo post non parla di Draghi, ma di cavalieri. Non di cavalieri del lavoro, ma di quelli del tempo libero, forse anche - oso dire - del tempo liberato.

Au plutôt, le temps retrouvé.

Era dalle elementari, dai giochi della gioventù che non partecipavo a una gara. Neanche di briscola o di calcio balilla. Poi, a una certa età, determinate circostanze mi hanno spinto a correre. 

Eccole, le circostanze.
Dalle elementari (appunto) per un trentennio abbondante, non ho fatto alcuno sport. Niente. Poi, sui quaranta, forse per darmi un tono, provai a fare delle corsettine da niente alle quali subito rinunciai in favore dello andare in palestra (2012). E sono andato regolarmente in palestra, per fare un po' di pesistica e persino qualche trazione e piegamento a corpo libero. Nel 2017 ho iniziato pure ad andare, almeno una volta a settimana, in piscina (l'abbinavo alla palestra due/tre volte a settimana).
Nell'autunno del 2019, dato che il gestore della palestra dove andavo non aveva più voglia di gestire (aveva ridotto orari a parità di prezzo degli abbonamenti) e, soprattutto, con l'apertura di un tratto della ciclopedonale lungo il corso dell'Arno nella zona dove abito, ho preso a correre (continuando con la piscina).

Ho corso praticamente da solo per un anno, salvo in qualche occasione, più che altro fortuita.
Nel dicembre 2019 la palestra dove andavo ha chiuso i battenti.
Nella primavera del 2020, vabbè è storia recente: era vietato persino correre (ridussi quel poco che facevo a pochissimi km intorno ai campi di casa).
Le piscine sono state chiuse, salvo la parentesi estiva (le ultime vasche mi sembra di averle fatte di settembre).

Non è rimasto altro che correre. Con discreta costanza, se posso almeno un quattro o cinque volte a settimana.

Dato che abito vicino, la scorsa estate ho preso anche e soprattutto a correre per i sentieri del parco nazionale. Correre fuori strada per boschi e strade di montagna è chiamato trail running.

Dove vivo, c'è un gruppo sportivo, iscritto regolarmente alla Fidal (Trail Falterona Runners), nel quale corrono alcune persone che conosco e che mi hanno invitato a correre con loro. Lo scorso autunno ho iniziato e mi è piaciuto - e parecchio. E, praticamente, quasi tutte le domeniche sono andato, quale che fosse il tempo (quasi sempre sotto la pioggia o anche sotto la neve). Non meno di due ore e mezzo, quasi tre di corsa (con frequenti cambi di ritmo, cosa che il trail impone, date le salite e le discese ardite). 

Ebbene, durante tali uscite ho preso fiducia e, stimolato dai compagni e compagne del gruppo, mi sono prima tesserato e, quindi, persuaso a fare una gara (per dilettanti) ufficiale.

La Ronda Ghibellina, in zona Castiglion Fiorentino (Arezzo).

Accompagnato da un amico, più esperto e già corridore di maratone e di ultra-trail, ho così corso la gara di 25 km, con un dislivello di 1200 metri, detta la Ronda Assassina.
356 il numero dei partecipanti. Sono arrivato 170 esimo in tre ore e cinquanta minuti.

Corsa assai impegnativa, sia per il dislivello, sia per il terreno reso assai scivoloso dal fango.

Fatica tanta, soprattutto intorno al quindicesimo km, poco prima dell'ultimo ristoro. Ma una fatica particolare, fatica che fa sentire la presenza intera del proprio corpo in movimento, sotto sforzo per un obiettivo: arrivare in fondo, a poco a poco, passo dopo passo, sia correndo, sia camminando, vedendo intorno gente che compie lo stesso movimento, lo stesso gesto nella «fugace altalena tra vita / che passa e vita che sta». Ecco, quassù, tra questi poggi di Bellosguardo sulla Valdichiana, c'è un barlume di scampo, caro Eugenio, lo sento e fattelo dire da un amico che, pur non pretendendo di sapere, né d'insegnare, ha scelto di correre per sentire che, per una frazione di secondo, tra un passo e l'altro, si vola.




E, confesso, arrivare al traguardo è stata davvero una gioia.


5 commenti:

Olympe de Gouges ha detto...

e qui non hai raccontato il seguito, altrettanto bello per come me l'hai descritto.
anch'io faccio parte di un folto gruppo di marciatori (molti gli anziani arzilli), e praticamente cammino per 12 km. (18 sono troppi). Ma il bello non è solo camminare per i campi e altri luoghi, ma arrivarci in pullman, lo stare insieme, e dopo visitare qualche luogo vicino. in questo modo i week-end e le domeniche diventano un'altra cosa. purtroppo non si può più fare e il tempo nostro incalza, inesorabile.

siu ha detto...

Bravo tanto nel correre quanto nel raccontarcelo... Alé!

Marino Voglio ha detto...

sai che ti adoro - scarpe acme a parte.

Luca Massaro ha detto...

Sono per tentare di prendere gli struzzi. Baci

Luca Massaro ha detto...

Infatti. Speriamo siano tolte presto i tristemente noti dpcm che limita assai - e in modo spesso assurdo - la joie de vivre