giovedì 27 agosto 2015

Umanità a perdere

Sulla Siria so quello che più o meno sanno tutti (di quei non so quanti che ogni tanto buttano un occhio fuori della propria ombra). Che al potere c'era (e c'è) un regime autoritario con al governo un partito unico, di natura dinastica. Simpatie, nessuna; e con favore salutai i primi accenni di rivolta del popolo siriano che reclamava pluralismo e libertà, fenomeno oramai rubricato dalla storia e che passa sotto la voce Primavera araba. Come molti, auspicavo insomma una rapida deposizione del despota in favore di un regime democratico e plurale.
Iniziò la guerra civile, Assad contrappose subito l'artiglieria pesante contro i primi accenni di rivolta. Caddero le bombe sulle città e, quindi, sul popolo. Furono probabilmente persino utilizzate le armi chimiche. La gente iniziò a sfollare e si rifugiò nei primi campi profughi ammassati lungo i confini con la Turchia e il Libano. La comunità internazionale (Francia, Gran Bretagna e USA in testa) ammoniva Assad e minacciava un intervento militare e intanto finanziava e armava le truppe ribelli. Una grande portaerei americana era già pronta, dal Golfo Persico, a sferrare l'attacco. Solo i russi (e forse i cinesi se non ricordo male) ponevano il veto. Si arrivò, dopo alcune settimane, a un accordo: affinché le truppe occidentali non sferrassero l'attacco aereo sulla Siria, il regime siriano doveva sbarazzarsi delle armi chimiche. Armi che, infatti, furono sequestrate sotto l'egida dell'Onu. Durante tutta questa tiritera non passava giorno che le città siriane non subissero bombardamenti o attentati. Intanto cominciava a prendere evidenza di che pasta era fatta la ribellione: le truppe cosiddette “laiche” e occidentali erano state di gran lunga sopravanzate dalle più organizzate e meglio armate (e finanziate – dalla Rabbia Saudita e dalla Turchia in testa) truppe di quello che sarà chiamato, di lì a poco, il Califfato. La comunità occidentale sbigottita ebbe un repentino ripensamento: Assad è uno stronzo, ma questi ribelli islamici lo sono ancor di più. Indietro tutta? Mai ammettere le proprie cazzate: è l'assunto principale dei leader delle democrazie occidentali.
E così, di giorno in giorno, di mese in mese, di stagione in anno, la situazione in Siria è infognata in uno stallo all'apparenza inestricabile, con Assad che resiste trincerato in una parte di territorio che ancora a fatica controlla; mentre le fazioni ribelli islamiche (Al Nusra El Qazza, El Daesh Is not Dixan) sono riuscite a conquistare una buona metà della Siria imponendo la Sciaria e la Pazzia fondamentalista.
In questo traccheggio in cui si sprecano mitragliamenti, bombe, esecuzioni sottraenti più che sommarie, la gran parte della popolazione fugge; una gran parte della gran parte si è ammassata al confine con la Turchia e da anni vive ricolma di tribolazioni; e, infine, una piccola parte della gran parte tenta la via di fuga verso Europa.
Questa la situazione a grandi pennellate d'inchiostro telematico che ogni tanto mi va di utilizzar così, scrivendomi un editoriale maison.
Soprattutto per fare una domanda che faccio a me per darmi una risposta, perché se mi faccio una domanda so sempre cosa rispondermi, sennò cosa mi domando a fare?
La domanda è: se questa milionata di persone, anziché siriane, fossero state europee o americane, le si sarebbe lasciate vivere in queste condizioni così a lungo senza prendersi la concreta briga di risolvere la loro questione “esistenziale”? Oh, certo: la coscienza è in pace quando si mette in moto la farraginosa macchina degli aiuti umanitari: un ospedale da campo frutto di donazione di occidentali di buon cuore non si nega a nessuno. Ma ripeto: se anziché siriani già prima in condizioni di pace lontani dalla quota mondo occidentale, fossero depauperati e deprivati di tutto lo stesso numero di cittadini europei o americani, quelli delle ferie forzate ad agosto, quelli della spesa al supermercato, quelli dello smartphone e quelli dello stadio alla domenica, quelli delle tasse da pagare e quelli che in buona sostanza fanno girare l'economia, la reazione dei potentati sarebbe la medesima? Indifferenza ragazzi, lasciamoli crepare in pace, tanto non se ne accorge nessuno?

La domanda, seppur logorroica, non è oziosa a par mio, magari lo fosse, giacché io amo l'ozio. Il mio timore, insomma, è che ritorni in auge: anzi, che sia in auge l'idea temibilissima e mostruosa che una certa parte di umanità possa essere comunque sacrificata perché inessenziale, superflua, ridondante. Un'umanità della quale ci si può anche fottere perché non lavora, non spara, non consuma e soprattutto non produce. Un'umanità a perdere nella discarica del capitale.

7 commenti:

giovanni ha detto...

Sì, Luca, sarebbero stati a guardare anche se fossero stati europei: europei del ghetto di Varsavia, di quello di Roma o Venezia, zingari o omosessuali, per sei milioni di volte. Recentemente in Bosnia non si è intervenuti fino a che non lo hanno deciso gli USA. In Libia e Siria il disastro umanitario è un affare al quale nessuno vuole rinunciare: preti, professionisti della solidarietà e del pacifismo accattone fatto di slogan e inconcludenza, venditori di armi e paesi ai quali l'instabilità fa gioco (Arabia Saudita, Qatar, Turchia, Iran...).

Olympe de Gouges ha detto...

scrivi: Iniziò la guerra civile. ed è questo il punto vero della questione. chi iniziò e perché.
sull'ultima parte sottoscrivo in pieno.

Marino Voglio ha detto...

ma no.

di morti di fame di ogni colore è pieno l'occidente da sempre, mortidifame fin dentro manhattan; e, a parte la "farraginosa macchina", ce ne sbattiamo serenamente i coglioni. da sempre, posso dire di me stesso. e tu - mi pare - sei più giovane di me.

UnUomo.InCammino ha detto...

I siriani sono i primi responsabili con una demografica aberrante (e conseguente bubbone giovanile) del proprio collasso ecologico che voi continuare a menare in qui e in là sul piano antropocentrico.

Ci sono poi altre cose buffe della propaganda terzomondista pietista filomassmigrazionista: ad esempio la questione delle armi chimiche: allora, se uno proprio citarle comprende l'uso che ne ha fatto il merdame islamista; poi il cattivo è il vostro compagno bathista (socialista) Assad, poi famo come in Libia, che era una Svezia dei paesi arabi, con quella baldracca marcia di Bernard Henri Levy e il suo stupidame delle democrazie bombardate che ha portato all'assassinio di Gheddafi e all'implosione della società libica.

Non sarà una certa parte dell'umanità ad essere sacrificata ma buona parte dell'umanità (la portanza antropica sostenibile è nell'intervallo [800M - 2G] homo a seconda degli studi.
Paul Chefurka utilizzava l'immagine efficace dell' Elefante in una stanza e dà alcune stime non proprio confortevoli.
Poi potete pure continuare a baloccarvi con buffe teorie e sinistre credenze.

Luca Massaro ha detto...

La buffa (sinistra?) teoria con la quale mi balocco, almeno spiega le cause della sovrappopolazione in modo esaustivo anziché dare la "colpa" soltanto al petrolio, che è una componente della forma generale del valore sulla quale poggia il sistema produttivo globale. Indietro non si torna, alle giulive pratiche tribali perfettamente ecosostenibili. Tu parli di portanza antropica, ma come "pesi" gli umani? Per dire: uno yankee da 200 kg quanti curdi segaligni vale?

A parte.
Per favore, o Uomo camminante, non mi dare del voi.

UnUomo.InCammino ha detto...

Per voi intendo quella parte di persone, diciamo di cultura cattolica / marxista e derivazioni (sì global, terzomondisti, panmixisti, pietisti, accoglientisti, antieuropei, borghesi antiborghesi, filoislamici, dirittisti, culturalisti, etc.) che si oppongono alla resistenza all'invasione migratoria.

La definizione di sovrappopolazione è molto semplice, dal punto di vista ecologico e scientifico e l'hanno data Wackernagel e Rees (qui alcune referenze) con la definizione di impronta ecologica (IE) e di biocapacità (BC) (su/di un territorio).

La sovrappolazione è definita quando IE > BC.
Fine.

L'ecologia e i sistemi non ragionano con l'astrazione "pro capite" che è un concetto della morale (antropocentrica, monoteistica quindi ugualista possono essere pleonastici).
L'ecologia e i sistemi funzionano con i valori assoluti.
3 yankee da 200 kg sono sostenibili su quel pezzo di terra? Si o no?
Se sostituisci ai 3 yankee 10 bengalesi da 60kg con la stessa impronta ecologica, la questione non cambia di una cippa: se non erano sostenibili i 3 yankee non lo sono neppure i 10 bengalesi e viceversa.

Questo va contro il vostro dogma del "tutti uguali" (corollario: misure pro capite invece che complessive ed assolute, col pro capite che non ha alcuna rilevanza a livello sistemico ed ecologico).

A Seveso sono fuoriuscite x.y (supponiamo 20) kg di 2,3,7,8-tetraclorodibenzo-p-diossina ma dal punto di vista ecologico è assolutamente ininfluente che in quell'area abitassero 1000 homo (20g procapite) o ne abitassero 100000 (200mg procapite).

UnUomo.InCammino ha detto...

Ho citato questa pagina. :)