In un messaggio di auguri inviato a quelli del Meeting per l'amicizia tra i popoli, il Presidente della Repubblica ha scritto:
«Il terrorismo, alimentato anche da fanatiche distorsioni della fede in Dio, sta cercando di introdurre nel Mediterraneo, in Medio Oriente, in Africa i germi di una terza guerra mondiale.»
D'acchito, mi viene da chiedere: dando per scontato che il terrorismo sia «alimentato da fanatiche distorsioni della fede», che cosa prevede di ulteriore quell'«anche»? Detto altrimenti: oltre la distorta fede, qual altro fattore, vilmente mondano, “alimenta” il terrorismo? Dalla postazione del Quirinale non si può dire?
Provo a dirlo io, sovrano dal basso.
Non dubito, anzi, sono certo che il terrorismo stia «cercando di introdurre» nelle zone di mondo indicate, «i germi di una terza guerra mondiale» (cazzo però che incubazione). Purtuttavia, non credo affatto che il terrorismo, da solo, ce la farà a introdurre guerre, bensì introduce - come sta facendo purtroppo da anni - ‘soltanto’ terribili fuochi d'artificio.
Il terrorismo, insomma, non provoca guerre, anche se può essere un'ottima scintilla per appicciare un fastello di legna secca già pronta da ardere.
Una cosa è certa: il combustibile bellico vero e proprio è fornito dagli Stati e dalle élite che li governano. Detto altrimenti: il combustibile di una futura eventuale terza guerra mondiale tra umani, divisi ancora, da cavernicoli, sotto l'insegna di varie bandiere nazional religiose, sarà pompato dal pozzo senza fondo dell'insolubilità della crisi economica, crisi oramai permanente perché determinata dall'impossibilità, per il capitale, di trovare nuove modalità di valorizzazione.
In breve: la guerra, se ci sarà, avverrà quando i “padroni del vapore” dal denaro non sapranno ottenere più denaro, quando cioè il meccanismo indispensabile al sistema (Denaro-Merce-Denaro) sarà completamente inceppato. Temo che riusciranno ancora una volta a far credere, più o meno religiosamente, che i motivi saranno altri. Mi limito a (di)sperare che non ci riusciranno.
Nel frattempo, annuso agli.
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