martedì 19 aprile 2016

Un'anima elettrica

Sono preoccupato. Per il blog, intendo. Da alcuni giorni (non so quanti, non molti, pochissimi, qualche ora, vabbè) sono afflitto da una sorta di autocensura: non riesco a buttare giù niente a partire dalla parola io (fosse solo una parola). Una specie di blocco...

L'ho superato subito.

Mi spiace tanto avere una scrittura poco afferrabile dalle forze dell'ordine.

Quelle del disordine sono tutte dentro me. Dentro la pancia, per il momento, in sovrannumero. 
Il mio dialogo con l'intestino prosegue. Stamani siamo andati insieme sul lettino di un dottore con la barba corta come Freud. Manipolandomi la pancia, egli mi ha detto che probabilmente ho il colon troppo lungo. Bel complimento. Volevo aggiungere qualcosa sulla lunghezza, ma poi ho avuto rispetto per i giovani assistenti, lì presenti in ambulatorio per un master col luminare (invero parecchio spento, nonostante il suo tentativo di essere brillante).

Non mi sono sentito imbarazzato a raccontare cose imbarazzanti. Sono un vecchio pornografo, in fondo. Scoperchiare i sentimenti agli sconosciuti mi riesce bene. Con quelli che conosco, invece, sono un po' più pentola a pressione.
«La pornografia [emotiva] è una tecnica e come tale non è affatto neutrale, ma ha un suo preciso obiettivo: stimolare un riflesso incondizionato, un automatismo. E non importa se positivo o negativo (piacere o senso di colpa).» Ippolita, Anime elettriche, Jaca Book, Milano 2016


1 commento:

UnUomo.InCammino ha detto...

La pornografia non è diversa da altre espressioni degli homo.
Se non fosse che ritrae e rappresenta una parte bandita della realtà.
Buddisticamente, ogni osservazione attenta della realtà è positiva. Quindi la pornografia, in sé, ha un valore ecologico.
Ma la pornografia è soggetta a speculazione. Da qui in poi cambia tutto.
Ma il problema è la speculazione, non ciò che è inquinato da essa, in questo caso la pornografia.