D. «La Francia di fronte all’offensiva del terrorismo ha proclamato lo stato di emergenza nazionale e indurito le sue leggi sulla sicurezza. In Germania, in ragione della sua storia, questo sarebbe più problematico?»
R. «Non credo. Le ricordo che nella seconda metà degli Anni Settanta, di fronte all’attacco criminale contro lo Stato della Rote Armee Fraktion, un cancelliere socialdemocratico, Helmut Schmidt, combatté con pugno di ferro e leggi eccezionali il terrorismo brigatista. E in nome della ragion di Stato non esitò a sacrificare la vita del capo degli imprenditori tedeschi, rifiutando di trattare. Il governo tedesco saprà reagire, mi auguro soltanto che lo faccia in modo più trasparente ed efficace di quello francese».
Colgo l'occasione di una risposta del direttore di Die Zeit per ricordare una criminale e il pugno di ferro del terrorismo di stato che la suicidò (le tolsero persino il cervello post mortem, povera Ulrike; chissà se qualche neuropatologo incaricato dalla polizia tedesca analizzerà, a fortiori, anche quello dell'assassino diciottenne che ha ucciso nove persone ieri a Monaco di Baviera).
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