giovedì 21 luglio 2016

Fermare il contagio

«Vorrei sapere se i giornalisti si rendono conto del fatto che l'attribuzione di atti di violenza jihadista non a "personale dell'ISIS" ma a pazzi, depressi, marginali, lupi solitari, cani sciolti, ecc. non rende affatto meno tragica la situazione, ma anzi aumenta la paura e diffonde una incertezza radicale. Perché qui tutte le persone instabili per i più diversi motivi, che sono ovunque in ogni nazione, e sono innumerevoli, hanno ormai a disposizione un format replicabile facilmente, che consente di bruciare la propria vita in una gran fiammata, trascinandone molte altre con sé, prospettando al jihadista anche fama, gloria, eterna ricompensa e senso. L'ISIS, mettendo il suo marchio su qualsiasi attentato piccolo o grande che ottenga spazio sui media occidentali, sta attuando una delle operazioni di propaganda più intelligenti e devastanti dell'ultimo secolo. Propaganda nel senso di propagazione virale e mimetica della violenza: qualcosa a cui gli umani, tutti, sono predisposti da sempre, e che nell'era tecnotronica ha trovato una modalità di contagio efficientissima.»

Trovo molto pertinente la sopra esposta riflessione che Fabio Brotto¹ ha rilasciato su Facebook² . 
In coda, aggiungo.
Dato che stiamo vivendo una fase storica segnata dalla crisi generale del modo di produzione capitalistico, non vorrei che il terrorismo jihadista si diffondesse a tal punto da monopolizzare «il mercato della rivolta radicale [perché] non c'è altro»³, che insomma esso non vada oltre la rivolta dei giovani musulmani di seconda o terza generazione  (e la credo relativamente piccola percentuale di convertiti), sperando che presto il fenomeno si esaurisca per consunzione. 
Certo, tra non molto l'Is (o Isis o Daesh - tutti sedicenti, nevvero) metterà in carniere anche gli uxorodici della Brianza. E però il contagio - se contagio è - in qualche modo va bloccato: come? 
Credo servano epidemiologi che abbiano livello di preparazione, efficacia e coraggio analoghi a quelli dimostrati dai medici e dai ricercatori che sono riusciti, in pratica, a debellare l'Ebola.
Da par mio, essendo preparato poco, efficace meno e coraggioso punto, penso che per il momento - anche se questo non tranquillizza la popolazione - i media, in collaborazione con le forze dell'ordine, non debbano avvalorare l'ipotesi di soldati del califfato, anche qualora i criminali lo fossero per certo. Insomma, che i terroristi siano screditati là dove cercano crediti. In fondo, se il loro scopo è quello di essere riconosciuti come militanti dell'Is, sia fatto di tutto per togliergli l'epitaffio che bramano vedersi scritto nel loro sepolcro. Di più: dato che terroristi sono generalmente giovani uomini in cerca di un appiglio identitario al loro vuoto esistenziale, siano deprivati totalmente della loro identità e finiscano - mediaticamente, ma non solo - nella completa anomia.
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¹ Uno dei primi internauti italiani a occuparsi della teoria mimetica girardiana, a cominiciare da metà anni Novanta dello scorso secolo. (Cazzarola, quanto tempo è passato, da quando digitavo il nome di Girard su Altavista e mi compariva il vecchio sito del Brotto).
² Ebbene sì, ogni tanto bàzzico anche su fb.

1 commento:

Rachel ha detto...

Anche io trovo ridicolo che l'Isis si faccia carico di qualsiasi atto di brutale terrorismo attuato da musulmani in qualsiasi parte del mondo.
Secondo me molti sono terroristi islamici "freelance".