«Vorrei
sapere se i giornalisti si rendono conto del fatto che l'attribuzione
di atti di violenza jihadista non a "personale dell'ISIS"
ma a pazzi, depressi, marginali, lupi solitari, cani sciolti, ecc.
non rende affatto meno tragica la situazione, ma anzi aumenta la
paura e diffonde una incertezza radicale. Perché qui tutte le
persone instabili per i più diversi motivi, che sono ovunque in ogni
nazione, e sono innumerevoli, hanno ormai a disposizione un format
replicabile facilmente, che consente di bruciare la propria vita in
una gran fiammata, trascinandone molte altre con sé, prospettando al
jihadista anche fama, gloria, eterna ricompensa e senso. L'ISIS,
mettendo il suo marchio su qualsiasi attentato piccolo o grande che
ottenga spazio sui media occidentali, sta attuando una delle
operazioni di propaganda più intelligenti e devastanti dell'ultimo
secolo. Propaganda nel senso di propagazione virale e mimetica della
violenza: qualcosa a cui gli umani, tutti, sono predisposti da
sempre, e che nell'era tecnotronica ha trovato una modalità di
contagio efficientissima.»
Trovo molto pertinente la sopra esposta riflessione che Fabio Brotto¹ ha rilasciato su Facebook² .
In coda, aggiungo.
Dato che stiamo vivendo una fase storica segnata dalla crisi generale del modo di produzione capitalistico, non vorrei che il terrorismo jihadista si diffondesse a tal punto da monopolizzare «il mercato della rivolta radicale [perché] non c'è altro»³, che insomma esso non vada oltre la rivolta dei giovani musulmani di seconda o terza generazione (e la credo relativamente piccola percentuale di convertiti), sperando che presto il fenomeno si esaurisca per consunzione.
Certo, tra non molto l'Is (o Isis o Daesh - tutti sedicenti, nevvero) metterà in carniere anche gli uxorodici della Brianza. E però il contagio - se contagio è - in qualche modo va bloccato: come?
Credo servano epidemiologi che abbiano livello di preparazione, efficacia e coraggio analoghi a quelli dimostrati dai medici e dai ricercatori che sono riusciti, in pratica, a debellare l'Ebola.
Da par mio, essendo preparato poco, efficace meno e coraggioso punto, penso che per il momento - anche se questo non tranquillizza la popolazione - i media, in collaborazione con le forze dell'ordine, non debbano avvalorare l'ipotesi di soldati del califfato, anche qualora i criminali lo fossero per certo. Insomma, che i terroristi siano screditati là dove cercano crediti. In fondo, se il loro scopo è quello di essere riconosciuti come militanti dell'Is, sia fatto di tutto per togliergli l'epitaffio che bramano vedersi scritto nel loro sepolcro. Di più: dato che terroristi sono generalmente giovani uomini in cerca di un appiglio identitario al loro vuoto esistenziale, siano deprivati totalmente della loro identità e finiscano - mediaticamente, ma non solo - nella completa anomia.
____
¹ Uno dei primi internauti italiani a occuparsi della teoria mimetica girardiana, a cominiciare da metà anni Novanta dello scorso secolo. (Cazzarola, quanto tempo è passato, da quando digitavo il nome di Girard su Altavista e mi compariva il vecchio sito del Brotto).
² Ebbene sì, ogni tanto bàzzico anche su fb.
³ Oliver Roy.
1 commento:
Anche io trovo ridicolo che l'Isis si faccia carico di qualsiasi atto di brutale terrorismo attuato da musulmani in qualsiasi parte del mondo.
Secondo me molti sono terroristi islamici "freelance".
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