giovedì 6 aprile 2017

Amore di mamma

Una sera, avrà avuto vent'anni, forse qualcuno in più, rientrando a casa, chiese ai suoi genitori perché avessero voluto metterlo al mondo:
«Perché volevamo un figlio, e sei nato tu, Gian Marco».
Questa risposta, anziché risolvere alla radice i suoi dubbi esistenziali, li amplificò a dismisura, ma oramai era tardi per mettersi a discutere e l'unico modo che ebbe per placare il suo animo inquieto fu masturbarsi.

«Sai mamma? Io ti credo quando mi dici che volevate un figlio. Ma non ti credo che volevate proprio me, che immaginavate che nascessi proprio io. Questo non può essere vero, per ovvie ragioni: un po' per le note vicende del caso; e un po' perché, mi ricordo, alcuni anni fa, avrò avuto una decina d'anni sì e no, sentii la nonna che ti diceva: “Ma che bel bambino è diventato Gian Marco: chissà come sarebbe stata se fosse stata una femminuccia come tu avevi tanto desiderato che fosse”».

«Sei sicuro che la nonna disse queste parole?»

«Sì»

«Mah, mi pare strano, ma comunque, se anche fosse, se anche avessi desiderato avere una bambina, questo non significa che, una volta nato, io non ti abbia voluto e amato per quello che sei e, men che meno, ti abbia fatto pesare il fatto che tu non sia una bambina, anzi: sono stata sempre orgogliosa di te, fin dal primo momento e, vedendo il risultato, vedendo quello che sei adesso, beh, non poteva essere altrimenti: sei bello, intelligente, educato, volenteroso... cosa posso desiderare di più?».

«Potresti desiderare ancora che io fossi una bambina, mamma.»

«E perché?»

«Perché io mi sento donna».

«Donna? Come donna?»

«Una donna ancora senza tette e con i peli sulle gambe e sulle braccia».

«Sappi che io ti posso pagare solo l'estetista».

3 commenti:

siu ha detto...

Quella turbo-accelerata finale fa battere realisticamente il culo per terra al lettore in modo tanto duro quanto irresistibilmente ridereccio.
Spiazzante, impareggiabile ;-))

Luca Massaro ha detto...

Troppo buona, cara Siu.
Ti dirò, a volte il sonno è così tiranno da dettare un ritmo accelerato al racconto...

siu ha detto...

La lettonica a chicche... oddìo mi sa che non si capisce (meglio!)