Una
sera, avrà avuto vent'anni, forse qualcuno in più, rientrando a
casa, chiese ai suoi genitori perché avessero voluto metterlo al
mondo:
«Perché
volevamo un figlio, e sei nato tu, Gian Marco».
Questa
risposta, anziché risolvere alla radice i suoi dubbi esistenziali,
li amplificò a dismisura, ma oramai era tardi per mettersi a
discutere e l'unico modo che ebbe per placare il suo animo inquieto fu masturbarsi.
«Sai
mamma? Io ti credo quando mi dici che volevate un figlio. Ma non ti
credo che volevate proprio me, che immaginavate che nascessi proprio
io. Questo non può essere vero, per ovvie ragioni: un po' per le
note vicende del caso; e un po' perché, mi ricordo, alcuni anni fa,
avrò avuto una decina d'anni sì e no, sentii la nonna che ti
diceva: “Ma che bel bambino è diventato Gian Marco: chissà come
sarebbe stata se fosse stata una femminuccia come tu avevi tanto
desiderato che fosse”».
«Sei
sicuro che la nonna disse queste parole?»
«Sì»
«Mah,
mi pare strano, ma comunque, se anche fosse, se anche avessi
desiderato avere una bambina, questo non significa che, una volta
nato, io non ti abbia voluto e amato per quello che sei e, men che
meno, ti abbia fatto pesare il fatto che tu non sia una bambina,
anzi: sono stata sempre orgogliosa di te, fin dal primo momento e,
vedendo il risultato, vedendo quello che sei adesso, beh, non poteva
essere altrimenti: sei bello, intelligente, educato, volenteroso...
cosa posso desiderare di più?».
«Potresti
desiderare ancora che io fossi una bambina, mamma.»
«E
perché?»
«Perché
io mi sento donna».
«Donna?
Come donna?»
«Una
donna ancora senza tette e con i peli sulle gambe e sulle braccia».
«Sappi
che io ti posso pagare solo l'estetista».
3 commenti:
Quella turbo-accelerata finale fa battere realisticamente il culo per terra al lettore in modo tanto duro quanto irresistibilmente ridereccio.
Spiazzante, impareggiabile ;-))
Troppo buona, cara Siu.
Ti dirò, a volte il sonno è così tiranno da dettare un ritmo accelerato al racconto...
La lettonica a chicche... oddìo mi sa che non si capisce (meglio!)
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