mercoledì 26 aprile 2017

Ecce fico

Lesso

Non è passato molto dalla mia ultima apparizione. Nonostante in molti mi attendessero, pochi, anzi, solo uno mi ha visto e non mi ha riconosciuto. Nondimeno, mi ha salutato garbatamente, come si fa con le persone che guardano fisso proprio perché si aspettano di essere riconosciute, per cui, dato che io lo guardavo, appunto, fisso, lui, invece di riconoscermi, si è sentito in debito di salutarmi per primo per mostrare maggiore educazione di me che lo guardavo insistentemente con un mezzo sorriso ma senza il minimo segno di saluto.
Il buongiorno o buonasera, a volte, sono scudi per impedire sul nascere qualsiasi interlocuzione o dialogo che vada oltre la buona creanza. Insomma, si è scudato - come fosse un evasore - e subito congedato nonostante, vedendomi per alcuni lunghi, interminabili secondi, avesse avuto tutte le opportunità per dire: Ecce Homo.

Pazienza. Sono in buona compagnia tra i misconosciuti che hanno attraversato e attraversano questo mondo. Mi consolerò da solo, tuttavia, non chiamando a raccolta quattro sciagurati per scrivere un testo che, in forma diversa, contenga la stessa storia. Bensì prendendo a prestito gli appunti di qualcuno che è diventato ciò che era: un folle, con tanta invidia per il successo altrui, e che, per mitigarla, prese a dire di essere «la più alta specie dell'esistente». Come la gramigna.

Perché sono così saggio?
Perché sono così accorto?
Perché scrivo post così buoni?

Perché sono questo e questo. E per favore: scambiatemi per qualcun altro.

P.S.
Cosa vuol dire non abitare una casa con un balcone a trenta passi dal mare.

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