[Anch'io, questo pomeriggio, avrei voluto sparare dei tomahawk. Però mi sono trattenuto: ho fotografato nuvole e ciliegi in fiore (in qualche modo il testosterone va fatto abbassare).
Poi mi sono ricordato di una ragazza svedese, conosciuta a Milano Marittima, dove si trovava per le vacanze e io pure, con un mio amico. Che fosse svedese lo si capiva dall'amica: bionda, occhi azzurri, piuttosto alta. Lei invece no: bassina, capelli ricci, occhi più scuri dei miei. La svedese svedese scelse il mio amico, e io, di conseguenza, fui scelto da lei. Seppi che i suoi erano separati e che suo padre era italiano, se non ricordo male di Vittoria. Le chiesi dunque perché avesse preferito la Romagna per le vacanze. Lei mi rispose perché suo padre era un porco. Capii dunque che non potevo esserlo pure io. Mi rassegnai a dei lievi, deliziosi baci in punta di labbra al gusto di prosciutto e melone inzuppato nel sangiovese. Furono sufficienti per innamorarmi di lei abbastanza da sopportare una settimana di vacanze in tenda, sulla riviera, a dormire di giorno e a camminare di notte, lungo la battigia.]
1 commento:
pure il siculo-svedese parli, anche se in bianco
e proprio a te doveva capitare quella col padre porco
è destino dei poeti una sensibilità diversa
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