«Molte
società del passato hanno insistito affinché le loro valutazioni
specifiche sulla verità e sulla morale fossero raffigurate dagli
artisti. Di conseguenza, l’artista egizio dovette produrre un
prototipo prefissato una volta per tutte; l’artista cristiano
dovette attenersi alle prescrizioni del secondo Concilio di Nicea o
essere colpito da anatema oppure, come il monaco nell’era
iconoclasta, lavorare nel pericolo e di nascosto. Potremmo osservare
che i nudi di Michelangelo furono alla fine costretti a ricoprirsi
con le braghe e con i drappi appropriati. L’autorità formulava le
regole e l’artista vi si atteneva. Non tratteremo in questa sede di
coloro che, con la loro audacia, hanno dato periodicamente nuova
linfa all’arte, salvandola dall’imitazione narcisistica di se
stessa. Possiamo sostenere con esattezza, che durante questi periodi,
l’artista era costretto a piegarsi a tali regole o a fingere
un’aria sottomessa, affinché gli fosse concesso esercitare la sua
arte.
Il
destino dell’artista oggi è lo stesso: il mercato, rifiutando o
rendendo disponibili i mezzi di sussistenza, esercita, come si può
osservare, la stessa coercizione. Vi è pertanto una differenza
vitale: le civiltà prima ricordate detenevano il potere temporale e
spirituale per far valere, per sommi capi, le loro richieste. I
Fuochi dell’Inferno, l’esilio e, sullo sfondo, la ruota e il
rogo, servivano da correttivi là dove la persuasione veniva meno.
Oggi il mordente è la Fame, e l’esperienza degli ultimi
quattrocento anni ci ha dimostrato che questa fame non è così
impellente come l’imminenza dell’Inferno e della Morte».
Mark Rothko, L'artista e la sua realtà, Skira, Milano 2007
Salvo i pochi, bravi o supposti tali, fortunati che hanno incontrato i gusti del mercato, per il resto degli artisti, blogger compresi, occorre produrre arte senza alcuna pretesa di ricavare da essa i mezzi di sussistenza. Arte libera, quindi - nei limiti di una libertà concessa dalla nostra epoca, dalla nostra società.
Quello che c'è di buono in tutto ciò è che, almeno, non si tarla la mente con il cruccio dell'incompresione.
Non capite quello che voglio dire? Importa sega - e avanti.
Aggiunta.
Il mordente è la Fame... e la fame non è così impellente.
Già, perché è colpa dell'affamato avere fame, sempre per il famoso adagio del merito.
Salvo i pochi, bravi o supposti tali, fortunati che hanno incontrato i gusti del mercato, per il resto degli artisti, blogger compresi, occorre produrre arte senza alcuna pretesa di ricavare da essa i mezzi di sussistenza. Arte libera, quindi - nei limiti di una libertà concessa dalla nostra epoca, dalla nostra società.
Quello che c'è di buono in tutto ciò è che, almeno, non si tarla la mente con il cruccio dell'incompresione.
Non capite quello che voglio dire? Importa sega - e avanti.
Aggiunta.
Il mordente è la Fame... e la fame non è così impellente.
Già, perché è colpa dell'affamato avere fame, sempre per il famoso adagio del merito.
2 commenti:
sí che si tarla la mente, con il cruccio dell'incompre n sione.
...e a partire dal quarto bicchiere certe volte esce pure fuori!
il ricatto della sussistenza riguarda miliardi di persone
Posta un commento