Delle cronache storiche che giungono dalla Catalogna, la cosa che più mi ha colpito è stata la delegazione di indipendentisti sardi (Fronte Unidu, Comitadu Sardu) che si sono recati a Barcellona per occupare, con altri attivitisti locali, alcuni seggi elettorali installati nella città.
Non viene, tuttavia, specificato il motivo del loro nobile gesto di solidarietà, forse per folklore, giacché - in fondo in fondo - essere una regione autonoma in Italia, con tutti i benefici in termini di introiti statali che esso comporta in rapporto alle regioni che autonome non sono, è già una consolidata forma di indipendenza.
Riguardo al referendum catalano: boh, ne so poco, tutt'al più direi “massimo”. Un po' più di simpatie vanno ai locali ma non tanto perché essi riescano a diventare stato indipendente, quanto perché il loro movimento di popolo incrina, seppur debolmente, l'idea di Stato unitario, in particolare di uno a forma monarchica, come la Spagna (dato che la Catalogna diventerebbe repubblica, nevvero); questo, però, pur sempre con l'intento di ricrearne un altro che seguirà gli stessi movimenti e delle stesse forme del capitale. Già. I catalani non penseranno mica di diventare indipendenti anche dal vero padrone? Loro immaginano diventare uno Stato felice che trattiene tutta la ricchezza prodotta e la distribuisce in modo equo ai cittadini che ne fanno parte: col cazzo, cari catalani. O certo, sarete più efficienti, non darete più soldi a Madrid ladrona, ma... e poi? Non crederete mica che il vostro Pil sarà indipendente dal Pil castigliano, o europeo, vero?
Ciò nonostante, fate vobis e anzi: grazie per dare una scossettina geopolitica a questa addormentata Europa. Comunque, sappiate che sarebbe molto più rivoluzionario smettere di andare a vedere i blaugrana, il Camp Nou deserto mentre quei cazzoni dagli arti dipinti dribblano se stessi e si prendono a brani ché affamati dagli avanzi del capitale.
4 commenti:
...la catalogna diventerebbe una repubblica; ma una repubblica a conduzione familiare tipo la siria o la costa d'avorio, non certo la svizzera come fingono di credere loro. e il petrolio continuerà a non crescerci, come non ci cresce adesso.
se valga la pena di sbattersi per tanto risultato sapranno loro.
Il mio paradosso (mi piace essere paradossale) è una tacita accusa alla rumorosissima assenza dell'Europa (i vertici UE, governi europei compresi) in questa vicenda, come se fossero scaramucce localistiche. Ammettiamo (e non concediamo, per il momento) che la Catalogna ottenga l'indipendenza e diventi uno stato nazione. Orbene, stabiliti i confini, scritta la Costituzione, che fa? Conia una sua moneta e resta neutrale, come la Svizzera o fa domanda per entrare nella UE e continua a usare l'Euro come moneta corrente? Io credo che i catalani preferirebbero la seconda soluzione. Ma la Spagna metterà il veto, no?
Ma lascio proseguire Giorgio Dell'Arti, su Cinquantamila:
«• A meno che poi, a un certo punto, la Catalogna non riesca a staccarsi davvero.
Già, e in questo caso avrà il problema di riallacciare un rapporto proficuo con la Spagna che non potrà non essere il suo partner principale nello scambio commerciale. Il libero scambio commerciale sembra una cosa da bottegai, ma alla fine è uno dei fondamenti della democrazia.
• Perché la Catalogna potrebbe pagar cara, in termini concreti, l’indipendenza?
È certo che sarebbe fuori dall’Europa, intanto perché qualunque nuovo stato deve seguire una trafila molto lunga per essere ammesso e poi perché la Spagna porrebbe un veto assoluto al suo ingresso nella Ue. Sul piano finanziario, dovrebbe credo rinunciare all’euro e, con il suo Pil da 200 miliardi (destinato a ridursi per via della sicura contrazione degli scambi con Madrid), dovrebbe far fronte a un buco di bilancio di 9 miliardi, che Madrid non potrebbe più aggravare, ma neppure ripianare. Barcellona ha un debito proprio di 57,6 miliardi e inoltre, se uscisse, dovrebbe portarsi dietro come minimo un quinto del debito spagnolo, cioè 200 miliardi su mille. Forse non basterebbe. »
«Alla ripetizione n-milionesima viene un attimo di nausea»
Sei animato da una soverchiante passione pedagogica che, queste parti, ahimè!, non attecchisce.
E come quando non si riesce ad avere una donna bellissima, ci si fa una "sega".
Tanto comunque non te la dà. Però il pensiero rimane libero di vagare.
Rimane indubbio il postulato che pensare di coniugare sogni a realtà è un esercizio diffuso e praticato da imbonitori della peggior specie che agiscono pro domo loro, e che naturalmente un secondo dopo sono "liberi" di riconvertirsi alla realtà.
Tanto al popolo sognatore v'è sempre pronto un nuovo sogno o comunque un nemico !
Amen
caino
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