Karl Marx, Friedrich Engels, Il manifesto del partito comunista, (1848)
Dato che l'attuale situazione storica e sociale concede poche illusioni circa la rivoluzione del proletariato, a mio avviso non sarebbe politicamente peregrino pensare di favorire tale tendenza imperialistica verso il dominio di una sola nazione, un solo governo, una sola legge, una sola barriera doganale (che, giocoforza, non avrebbe più ragione di essere: addio dazi). E, in questo caso, ovviamente, la nazione candidata a guida unica e suprema sono gli Stati Uniti d'America (democrazia! libertà!), i quali, con una piccola modifica al riquadro della bandiera sì da essere capace di contenere i circa duecento stati sovrani presenti sul pianeta, potrebbero diventare la sola nazione esistente e imperante del mondo.
Certo, in un primo momento l'interesse nazionale sarebbe sempre a vantaggio - come lo è attualmente - della borghesia, intesa come quella classe che ha il mero compito di favorire, per quanto possibile, il movimento di valorizzazione del Capitale. Ciò nondimeno, dato che tale processo, per la contraddizione intrinseca al modo di produzione capitalistico (spiegata dalla legge marxiana della caduta tendenziale del saggio di profitto), nelle classi subalterne, sempre più impoverite e/o espulse dal processo produttivo a favore della robotizzazione, potrebbe a poco a poco sorgere una autentica coscienza di classe globale, giacché il proletariato non avrebbe più motivo di essere confuso dai vari nazionalismi, sovranismi e altre cazzate che lo tengono distratto dalla vera questione: il superamento del capitalismo, ossia la liberazione dell'individuo dalla schiavitù del lavoro e della logica del valore.
Comunque, mai fare i conti prima dell'oste. Vale a dire: ci starebbero gli americani a farci diventare tutti americani? In fondo, come riescono a stampare il dollaro, potrebbero pure stampare i passaporti.
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