Editoriale della domenica.
La domenica era il giorno in cui compravo quattro o cinque giornali. E li leggevo pure. Di essi, la cosa che più m'interessava erano gli editoriali e le pagine culturali. Bei tempi.
Gli editorialisti e gli scrittori delle pagine culturali sono tutti morti. E anche noi lettori, in parte, lo siamo, dacché non esistono più i giornali né tanto meno gli editoriali e, quindi, anche noi lettori di editoriali e quotidiani esistiamo più. A chi dirà: «Ma come, anche se le copie vendute sono drasticamente ridotte, i giornali non sono del tutto scomparsi e poi esistono pure in rete, nel formato online». Risponderò: «Sì, ma è roba transgenica, tenuta insieme con lo sputo e finanziamenti pubblici impropri, dopata, alterata, edulcorata, roba da chiamare i Nas.»
La produzione editoriale classica non offre più alcun contributo alla crescita culturale del Paese: è un prodotto scadente, un omogeneizzato andato a male e noi poppanti, piuttosto che buttare in corpo tale sbobba, restiamo digiuni o le notizie le diffondiamo e le commentiamo da soli, con tanti sbagli, tanti idee sbagliate, una miscellanea di memi che certamente non edifica, ma che non brucia i neuroni con le fiamme della voce del padrone.
In buona sostanza: oggi l'editoriale me lo sono scritto da me, breve, senza essere un lenzuolo di citazioni colte o elucubrazioni a culo.
6 commenti:
anche questo che tu rammenti è uno dei tanti segnali della crisi del sistema e della omologazione, come giustamente osservi. in giro al massimo trovi gramellini e cerasa. dico gramellini e cerasa ed è detto tutto.
Cito "La produzione editoriale classica non offre più alcun contributo alla crescita culturale del Paese" e incornicio la tua frase.
mi conforta il vostro medesmo sentire
Ma caro Luca in tutti i paesi del mondo la stampa si è fatta sempre influenzare dai
"pezzi da 90 " e della politica e dell'economia. Se delle verità sono venute fuori era o perché non colpivano politici o perché si doveva buttare giù un partito o qualche personaggio scomodo ai soliti. La stampa come arma per accaparrarsi un qualche cosa di prezioso è sempre esistita, ma sembra che lo stiamo scoprendo solo ora. La stampa veramente libera, secondo me, non è mai esistita. E i giornalisti che tentano di essere liberi, e questo in tutto il mondo, spesso dai "forti" vengono eliminati.
Aridatece Scalfari, dice il nostalgico
e sù diamoglielo.. eccolo qui il giovane Scalfari, e il suo metodo giornalistico, preciso, e soprattutto fascista
1.Rinnovare il tipo di giornale
Il giornale deve essere organo di propaganda dell’italianità e del Regime.
Valorizzare le nuove opere italiane.
Riprodurre in quadro le idee salienti espresse dal Duce nei discorsi più recenti.
Movimentare tutte le pagine e specialmente la prima, con grandi titoli.
Si raccomanda soprattutto un’ardente passione d’italianità e di fascismo, che deve illuminare il giornale in ogni suo numero.
2. Controllo dal punto di vista nazionale e fascista
Controllare le notizie e gli articoli dal punto di vista nazionale e fascista ponendosi, cioè, il quesito se le pubblicazioni sono utili o dannose per l’Italia e il Regime.
4. Ottimismo e fiducia
Improntare il giornale a ottimismo, fiducia e sicurezza nell’avvenire.
Eliminare le notizie allarmistiche, pessimistiche, catastrofiche e deprimenti.
Ah, sì, ovviamente bisogna mettersi al passo coi tempi: al posto di "italianità" avrete la cautela di sostituire "europeismo".
https://goofynomics.blogspot.com/2014/07/improntare-il-giornale-ottimismo.html
Con tanto di fotografia, per tutti i balilla nostalgici
https://www.ilfoglio.it/articoli/2008/06/07/news/ero-giovane-fascista-e-felice-l-intervista-integrale-di-buttafuoco-a-scalfari-72843/
Ero giovane, fascista e felice. L'intervista integrale di Buttafuoco a Scalfari
un omaggio a tutti i balilla nostalgici
Aridatece Scalfari
Il CdS aveva gli editoriali di Sartori, ora l'Arcobaleno Atlantico della Sera propone i pezzi su Fedez o che Malaya Curry si è strofinata con una tennista australiana.
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