Fuori dalla calma ogni momento
vacilla – il senso che si dava al tempo
è senza – il cammino se ne va sospeso
come se l’appartenenza non avesse peso.
E si fluisce lentamente tra i sassi
del giugno dai muschi assetati perché
la rugiada non basta a spegnere il fuoco
dei sogni della casa che brucia.
«Resta la lingua», dice il filosofo
che ci sprona a pronunciare il nome
delle cose per quello che sono:
sono tutti figli di puttana quelli là - quelli,
quelle facce a culo che comandano
questa casa che brucia.
2 commenti:
La cosa che mi da più fastidio è che le puttane sono tante ma i figli di più, secondo me ci sono molti parti gemellari, ma non è questo, è che molti anzi troppi circolano nei poteri alti, anzi altissimi, e pur sapendo tanti, quel che fanno, e capire a chi sono figli, continuano a votarli e continuano ad avere successo. C'è un gran male nel cervello degli umani, che bevono da sempre un bel cocktail di incompetenza-ottusità-indifferenza, e digeriscono anche bene. Mai che qualche volta gli vada storto. E se accade, è raro.
...acciocché resti contezza del fatto che io sono rimasto appeso a quest'ultimo post, su wp. pensavo fossi morto, mi rallegro di che invece no.
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