Luciano Fontana, condirettore del Corriere della Sera, scrive oggi un editoriale in cui tratteggia le buone ragioni di un compromesso politico tra i partiti, i popoli, i movimenti e le scelte civiche che il 15 marzo inaugureranno la prossima legislatura.
Questi editoriali, anche se non sanno d'una sega nulla, hanno il pregio di riassumere questioni che a molti basta un cenno per cogliere al volo nella loro ovvietà; tuttavia, è normale che un quotidiano ostinatamente terzista voglia fornire spiegazioni lapalissiane, altamente scipite - pur essendo scritte da uno che condirige - affinché il cittadino moderato colga la gravità della situazione.
«È il momento di un passo indietro da parte di tutti per permettere al capo dello Stato di esercitare il ruolo che la Costituzione gli assegna nella ricerca di una soluzione. Bersani, Berlusconi, Monti e, vogliamo sperare, anche Grillo dovrebbero favorire la ricerca paziente di convergenze su un programma di svolta in pochi punti. Al leader del Pd il compito di mettersi alle spalle la cocente delusione per la vittoria svanita. Al leader del Pdl quello di comprendere che una possibile unità comporta la rinuncia a giocare la partita in prima persona: sulla sua figura si concentra l'ostilità di gran parte dei dirigenti e di tutti gli elettori del Pd. Due gesti paralleli che potranno restituire al dialogo e all'unità, possibile anche se sofferta, il significato di una scelta nell'interesse del Paese.»
Beh, oltre ad auspicarlo il passo indietro, Luciano Fontana avrebbe dovuto fornire alcune modalità d'istruzione perché esso sia compiuto. Non l'ha fatto. Ci provo io, orsù:
1) il Pd, dopo lo stupore post-elettorale dovuto ad una vittoria vissuta come un coito interrotto, per mettersi «alle spalle la cocente delusione per la vittoria svanita» dovrebbe considerare che: a) sì, il Pd ha vinto alla Camera di un soffio, ma sufficiente per avere quel gruzzolo di deputati in più che gli permette di avere una maggioranza cospicua in quel ramo di Parlamento - e questo era il l'obiettivo numero uno: raggiunto (anche se molto al di sotto delle aspettative); b) il Pd sapeva che al Senato la situazione sarebbe stata complicata, che Berlusconi aveva fatto scintille e che stava recuperando di brutto, che la Lombardia era fottuta, eccetera; per tali ragioni, Bersani, di tanto in tanto, si rivolgeva a Monti e a Casini proprio perché prevedeva che il peso elettorale del Centro sarebbe stato determinante per una futura formazione di governo - e invece, mai previsione fu più fallace: il Centro non ha eletto senatori sufficienti a dare la fiducia e approvare un eventuale programma di governo a guida Bersani - e, bisogna essere onesti, questi 8 punti improvvisati che ora vengono proposti al M5S, tra i quali c'è anche il richiamino dei diritti civili (matrimonio agli omosessuali?), sarebbero stati ben altri se per far partire il governo bastavano Monti e Casini - e per fare un passo indietro queste evidenze non dovrebbero essere sottaciute. In poche parole: se Bersani avesse annusato aria di tempesta anziché di accordi con il Centro, gli sarebbe convenuto proporre prima qualcosa del genere a Grillo e non poi, come ora è costretto a fare.
2) Berlusconi rinuncerà «a giocare la partita in prima persona» solo se, come avvenne nell'autunno del 2011, poche ore prima delle sue dimissioni per la patria, Ennio Doris o Fedele Confalonieri gli telefoneranno dicendogli: «O lasci perdere, o i mercati ci peleranno anche il buco del culo» e solo se egli avrà garantita una sorta di immunità permanente riguardo a tutte le sue pendenze giudiziarie da presunto del Signore.
3) Monti e Casini: se fanno un altro passo indietro cadono in un precipizio.
4) Grillo non farà mai passi indietro, perché a colui che ambisce al 100% ogni idea di compromesso rappresenta un sacrilegio.
Riguardo a cosa accadrà, boh, non mi piace prevedere scenari, però non credo che Bersani avrà la fiducia. Mi auguro che, per quel che vale, vengano eletti dei decenti presidenti di Camera e Senato, che venga eletto altresì un presidente della repubblica in questa legislatura, giacché - mi ripeto - se il Popolo delle Libertà fosse stato nelle medesime condizioni del Partito Democratico, ci saremmo trovati Berlusconi Capo dello Stato; e che, stop: come augurio, basta e avanza.
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