Una delle idee più inquietanti che Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio hanno del loro movimento è che esso non sia un partito tra gli altri dell'arco costituzionale, ma una comunità* che - senza sovvertire i reali rapporti economici - si ritiene, appunto, salvifica della società presente e futura.
Tale tipo di millenarismo si basa sulla credenza che, mediante la massiccia espulsione di capri espiatori**, si possa risanare il sistema “democratico” e così dare l'avvio, tramite una politica efficiente, pulita, onesta ed economicamente decrescente, all'avvento di una società idilliaca, tutta incentrata ancora su chi ha i talenti per fare il prenditore di lavoro e chi ha la schiena adatta a inchinarsi al signor padrone ed essergli riconoscente.
Nobile idea quella di ripulire il ponte di comando della nave Italia, sì - ma, allo stesso tempo, incommensurabilmente ingenua, dacché, senza cambiare i rapporti di produzione, ovvero senza abolire la proprietà privata dei mezzi di produzione*** non si ottiene un cazzo e si naviga a vista fino a che tutte le contraddizioni del capitalismo si presenteranno davanti come un iceberg si presentò al Titanic - e nessun comandante nobile, giusto e capace potrà mai evitare il naufragio.
Io non so cosa leggano dalle parti della Casa Peggio e Associati, tuttavia, mi permetto di suggerire questa lettura, così potente, così illuminante, così attuale:
«Nella produzione sociale della loro esistenza, gli uomini entrano in rapporti determinati, necessari, indipendenti dalla loro volontà, in rapporti di produzione che corrispondono a un determinato grado di sviluppo delle loro forze produttive materiali. L’insieme di questi rapporti di produzione costituisce la struttura economica della società, ossia la base reale sulla quale si eleva una sovrastruttura giuridica e politica e alla quale corrispondono forme determinate della coscienza sociale. Il modo di produzione della vita materiale condiziona, in generale, il processo sociale, politico e spirituale della vita. Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è, al contrario, il loro essere sociale che determina la loro coscienza. A un dato punto del loro sviluppo, le forze produttive materiali della società entrano in contraddizione con i rapporti di produzione esistenti, cioè con i rapporti di proprietà (che ne sono soltanto l’espressione giuridica) dentro i quali tali forze per l’innanzi s’erano mosse. Questi rapporti, da forme di sviluppo delle forze produttive, si convertono in loro catene. E allora subentra un’epoca di rivoluzione sociale. Con il cambiamento della base economica si sconvolge piú o meno rapidamente tutta la gigantesca sovrastruttura. Quando si studiano simili sconvolgimenti, è indispensabile distinguere sempre fra lo sconvolgimento materiale delle condizioni economiche della produzione, che può essere constatato con la precisione delle scienze naturali, e le forme giuridiche, politiche, religiose, artistiche o filosofiche, ossia le forme ideologiche che permettono agli uomini di concepire questo conflitto e di combatterlo. Come non si può giudicare una simile epoca di sconvolgimento dalla coscienza che essa ha di se stessa; occorre invece spiegare questa coscienza con le contraddizioni della vita materiale, con il conflitto esistente fra le forze produttive della società e i rapporti di produzione. Una formazione sociale non perisce finché non si siano sviluppate tutte le forze produttive a cui può dare corso; nuovi e superiori rapporti di produzione non subentrano mai, prima che siano maturate in seno alla vecchia società le condizioni materiali della loro esistenza. Ecco perché l’umanità non si propone se non quei problemi che può risolvere, perché, a considerare le cose dappresso, si trova sempre che il problema sorge solo quando le condizioni materiali della sua soluzione esistono già o almeno sono in formazione. A grandi linee, i modi di produzione asiatico, antico, feudale e borghese moderno possono essere designati come epoche che marcano il progresso della formazione economica della società. I rapporti di produzione borghese sono l’ultima forma antagonistica del processo di produzione sociale; antagonistica non nel senso di un antagonismo individuale, ma di un antagonismo che sorga dalle condizioni di vita sociali degli individui. Ma le forze produttive che si sviluppano nel seno della società borghese creano in pari tempo le condizioni materiali per la soluzione di questo antagonismo. Con questa formazione sociale si chiude dunque la preistoria della società umana.» Karl Marx, Per la critica dell’economia politica, Editori Riuniti, Roma, 1969, pagg. 4-6 [copiato da qui per far prima]
Credo che se il M5S cominciasse a leggere in pubblico queste cose, quelli della Goldman e Sachs smarrirebbero presto l'entusiasmo nei loro confronti.
Va be', non ho la pretesa di far diventare una comunità nascente in un partito politico, ovvero di un luogo in cui dibattito, critica e messa in discussione continua di se stessi, devono essere la prassi costante. Mi rincrescerebbe soltanto che il M5S diventasse qualcosa di peggio e più pericoloso di quanto sia già, di suo, il Pdl, “popolo” in cui - da sempre - trionfa la logica del capo e della sudditanza (nonché dell'espulsione del “ribelle”).
*Comunità sull'esempio di quella cristiana dei primordi, dove Beppe è Gesù Cristo e Casaleggio il Pietro e Paolo della situazione. Nondimeno, va ricordato a Casaleggio che Cristo fu crocifisso e i due apostoli uccisi.
**Secondo il M5S, la categoria dei “colpevoli” è composta: in primo luogo dai partiti, in secondo luogo dai sindacati e da altre categorie "protette" (i giornalisti, per esempio) e, in terzo luogo, da tutti coloro che, all'ombra del sistema, hanno usufruito e usufruiscono delle briciole avanzate al banchetto del potere.
*** Io comincerei dall'Ilva di Taranto poi riprenderei la proprietà dell'Alitalia anche se le azioni non valgono più un cazzo, così, tanto per dare un segnale all'Europa e tanto per avere il brivido di essere invasi, di nuovo, dagli americani... che non potranno più regalarci alcun Piano Marshall.
4 commenti:
Non so quanti anni tu abbia, ma trovo che solo un'anima morta e vecchia possa ragionare così riesumando il fallimentare Marx..in un epoca di totale appiattimento e conformismo culturale le idee più semplici e genuine di un barbuto ultrasessantenne sconvolgono tanto e soprattutto giornalisti e scrittori si affannano a produrre commenti malvagi e fuori luogo senza tentare di capire il fenomeno rivoluzionario che sta avvenendo..avevamo smesso di meravigliarci assueffatti dalle porcherie dei mafiosi e corrotti del pdl e dei compagni pd infarciti di parole e programmi obsoleti..ora ci sconvolgiamo perchè tanti giovani e persone oneste credono al programma semplice e onesto di un barbuto genovese?cambiare modo di pensare e fare politica è in realtà difficile ed implica una capacità di adattamento non faciile.E' questo che sconvolge voi e quelli come voi.Imparate ad ascoltare il fenomeno con meno presunzione e ne ricaverete una grande lezione di vita..Sono un medico ultra50enne,dirigo un ospedale,ho votato grillo insieme a tanti colleghi e collaboratori,vedo tanta malasanità e malattie.Nessuno,tranne grillo parla di prevenzione attraverso programmi greeneconomy..bisogna avere il coraggio di fare qualche passo,ci vorranno anni ma ogni viaggio comincia con il primo passo..
1. Sono un ipo-cinquantenne.
2. Ha ragione la mia anima è morta ammazzata dal materialismo (storico).
3. Sarò vecchio, ma Marx è ancora il più valido aiuto per capire la crisi del capitalismo perché nessuno come lui ne mette in luce le contraddizioni.
4. Le idee semplici e genuine sono spesso idee reazionarie e retrive. Io amo la complessità.
5. Se «fare politica è in realtà difficile ed implica una capacità di adattamento non facile» come possono le idee semplici e genuine fare politica?
6. Voi? Voi chi? Io sono uno e il mio nome non è Legione (e poi, io, non sono sconvolto, affatto, cerco solo di comprendere un fenomeno di massa).
7. Grillo e il M5S facciano i passi che vogliono: l'importante è che stiano in guardia da: a) far sì che Berlusconi torni ad avere la maggioranza parlamentare; b) diventare, dentro il "movimento", peggio dei berlusconiani che non accettano critiche; c) evitare di mettere l'uno contro l'altro i "non capitalisti" ovvero i proletari, lavoratori contro precari, statali contro lavoratori autonomi, direttori di ospedali contro direttori di banche, eccetera
8. Espropriare l'Ilva ai Riva latitanti sarebbe la più bella azione green economy da compiere.
Sto dalla parte di Luca.
Non sono comunista e tanto meno Marxista. Sono infastidito dal fatto che Grillo e il suo movimento (o comunità o partito) non sopportino le critiche. A prescindere da tutto, come può un movimento ergersi a paladino della democrazia se poi non rispetta le critiche che gli vengono mosse? Anzi, le critiche dovrebbero renderlo più forte perché sono un motivo di dimostrazione dell'effettiva validità delle proprio idee. Grillo non tiene più spettacoli teatrali e ha il dovere di rispondere alle critiche mosse. Quando lo farà, se lo farà, allora possiamo iniziare a valutare le sue proposte. Democraticamente.
Programma semplice e onesto di un barbuto genovese che, per la parte economica, ci metterebbe tutti in brache di tela (quasi tutti, i soliti esclusi), semplici e oneste si intende, ma sempre brache di tela restano.
Con il non trascurabile particolare che il barbuto genovese con le idee semplici e genuine, incidentalmente miliardario, continuerebbe invece ad indossarle di confortevole cachemire...
Che un pò della malasanità dipenda anche dalla capacità di analisi critica chi dirige gli ospedali? O_o
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