giovedì 15 maggio 2014

Il diritto alla ricordanza

 «sono uomini e donne che detestano la rete»

Siccome sono uomo (o sono donna?) anch'io, mi sono domandato perché io non odio, non detesto la rete, anzi. Io nella rete ci sto bene, un po' come a casa o con gli amici o con le amanti (gli amanti se fossi donna, o se fossi omo) quindi non mi dovrei sentire tirato in ballo da Mantellini.

Ma i toni apodittici mi tirano in ballo quasi sempre, come se mi tirassero i peli pubici.
Ahi.
Te l'avevo detto vai dall'estetista a darti una spuntatina.
È bello immaginare che la Biblioteca di Babele si riempia eziandio delle mie facezie. È per questo che amo la Rete.
A me la Rete ha dato tanto, anche le calze e un paio di pantaloncini Puma made in Georgia (!) pagati 8 euro su Amz.

Certo che sono contrario alle limitazioni impancate dalla corte europea dei diritti del cazzo.

Ovvero non sono contrario, perché è anche giusto che vi sia qualcuno che, se vuole, possa esercitare il privatissimo diritto all'oblio, anche se mi sembra una gran sciocchezza perché:
a) purtroppo o per fortuna - è più facile essere dimenticati che ricordati.
b) l'universo è tanto vasto che i dati sensibili sono, di fatto, dati insensati.
c) tra mille anni, quanto spazio fisico occuperanno nell'universo questi dati?








via
In buona sostanza: preferisco il diritto alla ricordanza.
Chi ha scritto Le ricordanze? Se contate fino a tre prima di rispondere vuol dire che avete bisogno di Google.
(Insomma: chissà se Leopardi, con internet a disposizione, consulterebbe più le stelle dell'Orsa o più i suoi following).

Ebbene: io voglio essere ricordato, per l'immarcescibile principio dettato dalla canzone più bella del mondo:

1 commento:

Olympe de Gouges ha detto...

se quella striscia è opera tuo, sei grande
se l'hai mutuata, bravo lo stesso