Il
mondo va disfacendosi.
Eppure
è pieno di fare.
Sì,
ma è un fare che nasce disfatto, che si liquefa a ogni contatto.
Eppure
certe cose son dure.
Occorre
afferrare il senso della dissoluzione.
Fammi
un esempio.
Subito.
Entrare in un ipermercato, riempire lentamente il carrello fino al
colmo e poi, quando è il momento di andare alla cassa, abbandonare
il carrello in fila e uscire a mani vuote, dalla corsia senza
acquisti.
Una
spesa interrotta, come un coito?
Sì,
pianificare il disfare, il disfarsi.
Ma
come fai a tornare a casa senza carta igienica, senza burro?
C'è
un nesso tra le due cose?
Può
darsi.
Benissimo.
Poniamo sia la morbidezza.
Poniamola.
Ti
rispondo: le mani vuote sono le più adatte per accarezzare, per
toccare, per disfare.
Ne
consegue che le mani piene siano il contrario.
Esatto.
E
una mano piena e l'altra vuota?
Ti
racconto l'aneddoto della pasticciera zozza: un giorno, la
pasticciera si infortunò a un braccio e le misero un gesso che le
arrivava sino a metà mano. Ella però dovette continuare a lavorare
perché non aveva alcuno che la sostituisse. Una mattina, dopo che
aveva infornato le paste, la pasticciera uscì dal laboratorio per
fumarsi una sigaretta, il camice tutto sporco di cioccolato e altri
ingredienti di svariati colori e, inoltre, appunto, il braccio
ingessato sospeso con una benda, unta benda, che le passava intorno
al collo. Un signore, che passeggiava nei dintorni con il cane, le si
avvicinò e le disse: «Sai, mi è venuto un dubbio». E lei, seppur
diffidente, per finta cortesia domandò: «Quale dubbio?». E lui:
«Come fai a lavarti la mano con una mano sola?»
E
lei che rispose?
Lei,
continuando a rosicchiarsi l'unghia nera dell'indice destro, con
un'abile mossa di prestigio, spostò la sigaretta dalle falangi del
medio e dell'anulare, a quelle dell'anulare e del mignolo; alzò
quindi, ben teso, il dito medio e disse: «Fatti i cazzi tuoi».
E
quel signore come reagì?
Da
quella mattina è andato a mangiare il dito dell'apostolo da
un'altra parte.
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