In coda d'articolo “La Lega verde-nera di Salvini” su Repubblica di oggi, Gad Lerner scrive:
«Mettere i poveri gli uni contro gli altri, creare false comunità di sangue irriducibili le une alle altre, è un'operazione cinica ma non certo inedita. L'Italia ci è già cascata più di una volta, a Milano tocca cimentarsi in un confronto sulla sua idea di civiltà».
Così come sa che è “normale” vi siano politici scaltri che, per ottenere consenso, cercano di raggruppare il maggior numero di poveri a scapito di una parte più piccola di poveri, Gad Lerner dovrebbe sapere che la guerra tra poveri, i poveri la vivono tutti i giorni. Quello che non sa, o meglio: fa finta di non sapere, è che allertare la pubblica opinione benpensante per dar lustro al proprio acume politicamente corretto, non serve per arginare l'eventuale piena nel caso di crisi economica perdurante che colpisce, ma guarda un po', i poveri e non certo gli intellettuali benestanti, firme prestigiose sotto contratto dell'editoria borghese.
Gad Lerner si scandalizza che Salvini metta «i poveri gli uni contro gli altri» senza dire pio sul perché i poveri si moltiplicano a dismisura. Eppure è pacifico che l'aumento della povertà è un effetto collaterale inevitabile del sistema economico e produttivo dominante. Ma Gad Lerner - e con lui tutte le belle fighe firme autorevoli - fa finta di niente, manco un cenno all'unica sensata soluzione affinché la guerra tra poveri cessi definitivamente (forse), ovvero trovi uno sbocco, una soluzione: far coalizzare i poveri per fare guerra ai ricchi, ai proprietari dei mezzi di produzione e dei centri di distribuzione, ai banchieri, ai petrolieri, ai grandi editori... anche a De Benedetti... Ma no, non si può, finché continuerà a pagare meglio sputare addosso a quel barbetta verdenero di Milàn.
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