domenica 26 ottobre 2014

La Borsa e (o è) la Mafia?

Da alcune settimane, su Sky, rimandano in onda Gomorra, la serie di sceneggiati per la tv nata da un'idea di Roberto Saviano. Mi sembra fatta bene. E se ha come scopo quello di "impressionare" lo spettatore (nel senso di lasciare un'impressione di quello che la malavita organizzata è), beh, con me ci riesce. Prova ne sia che mi porto le suggestioni dell'episodio trasmesso per un po' di tempo dopo la fine. Ogni volta penso alla frase della poesia di Primo Levi: «Considerate se questo è un uomo [...] che muore per un sì o per un no».

Peggio ancora della fiction è certamente la realtà: per esempio quello che accade in Messico da alcuni anni a questa parte, Messico diventato la centrale mondiale del narcotraffico. Messico divenuto nei fatti «la faccia tragica dell'America» - e vedere, leggere ciò che vi accade, provare a portarsi là con l'immaginazione e patire, compatire, disperarsi (poveri studenti, povera Maria, donna meravigliosa).

Ma tutto questo perché accade?

Oggi Beppe Grillo, durante un comizio, ha detto certe cose.
Ha torto? Non ha del tutto torto. È un dato di fatto che lo scopo dei capitalisti e dei mafiosi è il medesimo: fare profitto. La differenza è che i primi operano nel rispetto delle regole giuridiche che uno o più stati si sono dati; mentre la criminalità organizzata agisce contravvenendo alle leggi di proposito, principalmente perché il prodotto che porta sul mercato è fuorilegge.
Grillo, con una frase a effetto del cazzo, sostiene che la mafia dovrebbe essere quotata in borsa, dimenticando di dire che la mafia in borsa investe già da decenni.
Come dichiarò il generale Carlo Alberto Dalla Chiesa:
«La Mafia ormai sta nelle maggiori città italiane dove ha fato grossi investimenti edilizi, o commerciali e magari industriali. A me interessa conoscere questa "accumulazione primitiva" del capitale mafioso, questa fase di riciclaggio del denaro sporco, queste lire rubate, estorte che architetti o grafici di chiara fama hanno trasformato in case moderne o alberghi e ristoranti a la page. Ma mi interessa ancor di più la rete mafiosa di controllo, che grazie a quelle case, a quelle imprese, a quei commerci magari passati a mani insospettabili, corrette, sta nei punti chiave, assicura i rifugi, procura le vie di riciclaggio, controlla il potere.»*
La cosiddetta accumulazione primitiva ha (e avrà) ancora luogo fintanto che vi saranno merci la cui commercializzazione sarà proibita. Merci che hanno un'alta richiesta, come la droga o la prostituzione: valori d'uso assai ricercati che le mafie offrono a cattivo mercato. Per le mafie tali valori d'uso non sono altro che meri valori di scambio da portare sul mercato per la realizzazione del profitto, un po' come lo sono la Cinquecento o la Giuletta per Marchionne, o le Tod's o le Hogan per Della Valle (a proposito di De Valle: con la sua personale accumulazione originaria da calzolaio che cazzo ci ha fatto? La Fiorentina ai saldi, Italo, il Corriere della Sera, i braccialetti e poi?).
Per trasformare definitivamente le mafie in S.p.A. occorre quindi legalizzare tutte le merci che esse producono, distribuiscono e vendono. Non c'è altra soluzione per costringere le mafie alla legalità dell'ordine costituito.

2 commenti:

Romeo ha detto...

Tremendo. Le nostre ricche, comode vite, viene da pensare. Quello che vuole la semina del terrore. La stessa notizia, la stessa informazione, può provocarlo: non è affatto vero che sono ricco, che ho una vita comoda, ma nessuno mi punta una pistola alla testa, nessuno minaccia i miei cari, non sto nella condizione di morire per un sì o per un no - posso dire no, ma ora mi viene da non urlarlo - non si sa mai, lo so, che non avrei il coraggio di morire, per questo no, non ora, non qui - va tutto bene così come va, qui - lì, mi dispiace, è tremendo, vorrei poter fare qualcosa, da qui - le forze dell'ordine, le forze armate: ci devono pensare loro - Barack, Angela, Matteo, Silvio, siete i nostri fratelli buoni: pensateci voi a questi spietati assassini, a questo orrore nel mondo - ma sì, in fondo, qui va tutto bene, va tutto bene, va tutto bene.

Anonimo ha detto...

Gomorra non è dispiaciuto nemmeno a me - il disagio più grosso l'ho provato riguardo alla "connivenza", sorvolata praticamente del tutto e rappresentata solo da un secondino anziano e mezzo sfigato.

io c'ho sentito un sapore di ariosto che negli anfratti delle peripezie di orlando e rodomonte piazza qua e là qualche slinguazzata al culo del duca. in piccolo, naturalmente...