venerdì 6 marzo 2015

Il peggio, il meglio

«Il peggio è probabilmente una durata relativa, che dà l'illusione di afferrare, di essere sul punto di afferrare almeno. Quello che resta fra le mani è la donna e, i casi sono due, o ci sfugge lei o sfugge la caduta nel vuoto che è l'amore: in quest'ultimo caso ci rassicuriamo, ma come degli illusi. E il meglio che ci possa capitare, è dover cercare il momento perduto (in cui segretamente, anche appagati forse, ma pronti a morirne, abbiamo lanciato il nostro unico grido).
Grido di bambino, di terrore, eppure di felicità acuta.»
Georges Bataille, L'impossibile, (Paris, 1962) ed. it. Bollati Boringhieri, Torino 1992.


Ci rassicura di più perdere l'amore che perdere l'essere amato, perché se sparisce il primo, il secondo resta soltanto come essere e non preclude la possibilità (o la silenziosa ricerca) di un ritrovamento dell'amore stesso; mentre, se ci sfugge il secondo (l'essere amato), restiamo in perdurante conflitto con amore, un amore che sarà sempre prefigurato dall'essere perduto e dalla «felicità acuta» che nel contatto si produsse quando lanciammo «il nostro unico grido» di appagamento.

Forse. 

1 commento:

Marisa ha detto...

Il problema è che in ambe due i casi mancherà sempre l'equilibrio perché l'amore, quello passionale che ti toglie il sonno e l'appetito, quello che ti fa contorcere dal dolore, che ti mette in attesa di un cenno, di uno sguardo, di una telefonata che non arrivano è solo dipendenza chimica.
Quando invece si ama donando pensando solo al bene dell'altro, vai a scoprire che manca sempre il sesso e la chimica è finita da molto tempo o hai, più semplicemente, legami di sangue.
:-)