Nel breve spazio di un editoriale, Marc Lazar, storico e sociologo francese, prova oggi, su Repubblica (l'articolo non è ancora consultabile online), a fare il punto della situazione riguardo alla sinistra della sinistra politica europea.
Per arrivare a dire che?
Un cazzo, ça va sans dire, ma non per colpa di Lazar, bensì dell'argomento trattato stesso. Infatti, cosa si può dire se non che:
«le debolezze di questa sinistra della sinistra sono legione. Globalmente, il suo peso elettorale rimane limitato, benché in alcuni Paesi vada a discapito della sinistra riformista. Non attrae le fasce popolari deluse dalla sinistra riformista, e spesso non riesce a canalizzare la protesta. In Francia, ad esempio, il maggior partito operaio è oggi il Front National, che rappresenta la forza anti-sistema. La sinistra radicale esita tra uno splendido isolamento e la scelta di alleanze compromettenti. La sua credibilità in ordine alla soluzione dei problemi economici è praticamente nulla»?
Il difetto di analisti accademici come Lazar è sempre il solito: sanno dire che il “paziente” è malato, specificandone con cura i sintomi; non sanno - e non tentano neanche più di - offrire alcuna cura. Dottori del cazzo, in sostanza.
L'è un po' e via che «la credibilità [della sinistra] in ordine alla soluzione dei problemi economici è praticamente nulla». Per contro, di qui a dire il perché ce ne passa, vero?
Senza peraltro aggiungere, neanche tra parentesi graffa, che la “credibilità” ce l'hanno ben poche forze politiche, di destra, di centro o di sinistra, riformisti e/o consevatori, in quanto «la soluzione dei problemi economici è praticamente nulla» per tutti - tranne per la salvaguardia, beninteso, di determinati interessi di classe.
Il punto è: circa la soluzione dei problemi economici, dirsi di sinistra o di destra o di centro è un semplice giocare a bandierina, con la corsa periodica delle elezioni che sistematicamente non servono a un cazzo, dato che gli stessi problemi in oggetto puntualmente si ripresentano e, sempre, senza soluzione.
A livello locale, qualche soluzione può anche esser trovata, ma solo per spingere la crisi in un altro posto, buttare cioè la spazzatura sotto un altrui tappetto. Il classico giochino dei nazionalismi di ogni risma che pensano di sopravvivere alla tempesta del mondo globalizzato facendo funzionare soltanto il proprio orticello, la propria fabbrichetta e la propria bottega. Magari esportando pure un po' di guerra lontano, oh sì, tanto lontano dai propri confini (American way of life).
Ma torniamo a bomba sul problema “sinistra”. Chi è di e che cosa è di sinistra?
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Ha detto «siamo». Dunque, io non c'entro, ok?
Pure Varoufakis si dichiara di sinistra dandone persino una definizione.
Leggiamolo direttamente da una risposta alla vera intervista rilasciata alla pessima redazione del Corriere della sera:
«Aristotele definiva la democrazia come il sistema in cui i poveri, che son sempre la maggioranza, governano. In questo senso la Sinistra è la custode della democrazia, ponendo in evidenza come le decisioni che colpiscono la maggioranza devono essere prese dai loro rappresentanti, nel loro interesse e senza piegarsi alle direttive dei pochi potenti che controllano la maggioranza materiale delle risorse. »
Fatto salvo che occorrerebbe intendersi su chi erano ieri (ai tempi di Aristotele) e su chi sono oggi i “poveri” e, di conseguenza, bisognerebbe discutere su che tipo di decisioni il politico eletto che li rappresenta dovrebbe prendere per difenderne gli interessi (esempio semplice: fare gli interessi della maggioranza dei “poveri” greci, potrebbe contemporaneamente danneggiare gli interessi della maggioranza dei poveri italiani, o francesi, o spagnoli, eccetera).
Comunque, anche da parte di Varoufakis nessuna parola su come concretamente controllare e gestire «la maggioranza materiale delle risorse» e, soprattutto, nessuna spiegazione sulla maniera di ottenere tali risorse dentro i confini di un sistema economico e produttivo che ha oggettivamente sbattuto la testa contro i suoi stessi limiti. In breve: anche questa volta, è un parlar di sinistra senza accennare al capitalismo, considerato ormai da tutti i politici tutti, compresi quelli di sinistra, come il modello economico e produttivo imprescindibile, naturale, mediante il quale una nazione o una unione di nazioni (Ué Ué) riesce reperire le risorse materiali che poi i rappresentanti eletti dal popolo gestiranno secondo modalità politiche di sinistra o di centro o di destra.
Riassumendo: la crisi economica perdurante non è determinata dal colore delle banderuole che di volta in volta sventolano nelle varie nazioni e da come queste banderuole sanno gestire le risorse, ma da ben altro, da qualcosa che, per prendere a prestito chi lo dice da anni meglio di me, «dal carattere storico e transitorio della forma valore», ossia dall'inceppamento che di necessità la forma-valore incontra all'interno della dinamica economica capitalista.
Per ora si va avanti a debito, a schiavismo pseudo legale, a guerrucole controllate nella parte di mondo senza grandi magazzini. Finché riusciranno a far credere che dietro quella massa di soldi creati dal nulla c'è qualcosa, si andrà avanti. Dopo saranno cazzi. Sinistri o destri, faranno sempre centro.
2 commenti:
Oibò: faranno centro ;-)))) è tanta roba per gente col pacco vuoto ;-)))
> «Aristotele definiva la democrazia come il sistema in cui i poveri, che son sempre la maggioranza, governano
Questo è il punto della debole della democrazia
Essere povero non significa automaticamente essere saggio.
E sarebbero i saggi a dover governare, ovvero quelli che riescono ad avere una visione di sostenibilità nel tempo.
Inoltre solo piccole comunità pressoché autarchiche possono essere autenticamente democratiche perché l'unica democrazia possibile è quella morale, ovvero quella diretta e territoriale nella quale le conseguenze delle scelte non vengono delocalizzate ma ricadono su coloro che le hanno fatte.
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