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Tutto
si svolgeva silenziosamente. Nessuno dei due protagonisti pronunciava parola
(anche se, dentro se stessi, entrambi componevano una lettera che presto
sarebbe stata spedita). E camminavano, con un lieve sorriso di
benessere e alcune mani infilate nelle maniche di un maglione per
ricevere calore.
A vederli sembravano sereni, forse
di più. Se fossero morti di colpo e pietrificati all'istante, il sorriso sarebbe stato indubbiamente quello di due persone felici
Erano
belli quei due perché sapevano esserlo non facendo niente per
sembrarlo. Erano belli per loro, e questo bastava.
A
un tratto la loro mente abbandonò l'incantevole passeggiata e
si trasferì nelle consuete preoccupazioni, le stesse che in parte li
avevano condotti a camminare, o a sognare di farlo, abbracciati lungo
quel fiume.
Fu
in quel preciso momento che ebbero paura, non si sa bene di cosa,
forse di vivere. E così si misero a guardare il telefono
per vedere l'ora che fosse e il sorriso, da complice, divenne furtivo.
Vollero, senza dirselo, essere lontani da lì, lontani dal pericolo,
anche questa volta scampato. E il passo divenne più svelto e
l'abbraccio più lento: nonostante fingessero di concedersi una
stretta maggiore, era una stretta che li svitava facendo rientrare
l'aria consueta nel sottovuoto di un amore a perdere.
Poi, con un nuovo colpo di vento, il cielo si è fatto più chiaro e lo schermo di nubi si è fatto da parte.
Avrei voluto telefonarti e
raccontarti tutto quello che avevo visto. Avresti voluto telefonarmi
e raccontarmi tutto quello che avevi visto. Ma i film che finiscono
male non danno alcuna soddisfazione a essere raccontati.
2 commenti:
Truffaut, mi è venuta la fantasia di rivederlo. Questa lettura me lo ha ricordato.
"piccoli racconti improvvisi" un tag di qualità
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