Premessa: mi baso sul "parziale", tanto basta.
«Un software vecchio di quindici anni, che non viene aggiornato da due, proprietà di una ditta fallita, il cui codice sorgente – cioè la chiave d’accesso – potrebbe essere stato trafugato. E che, nonostante ciò, risulta installato “a guardia” dei centomila computer della rete interna dell'Esercito italiano, dove passano le comunicazioni e le mail tra uffici e comandi, le informazioni sugli spostamenti delle truppe e dei mezzi, i dispacci tra le forze speciali come i paracadutisti del Col Moschin e della Folgore. Una mole di dati a rischio, potenzialmente preda dei gruppi di cybercriminali di Stato che hanno già interferito con le elezioni americane e francesi. »
Non sono un esperto, quindi dico cose infondate; ad esempio, a me risulta che quasi tutta la rete Bancomat italiana si basi su Windows XP: un software vecchio sedici anni. Questo per dire che non importa quanto sia vecchio il software per svolgere egregiamente il suo lavoro. Fondamentale è che non sia stata violata la chiave di accesso, ma anche qui: il trafugamento di un codice sorgente non dipende dalla sua vecchiaia, giacché - notizia di poche settimane fa - anche il codice di Windows 10 è stato parzialmente trafugato.
Cose tecniche a parte, tuttavia, io mi domando se davvero i cybercriminali di Stato (leggi: Russia) siano davvero interessati a rubare mail, comunicazioni e dispacci dell'Esercito italiano e come da ciò potrebbero ricavare dati sensibili da influenzare le elezioni politiche nostrane. Interessante - e potenzialmente ricattatorio - sarebbe se qualche hacker riuscisse a trafugare i "segreti" dell'epoca che va dal 12 dicembre 1969 a - facciamo a stronco - metà anni duemila, ammesso e non concesso che tracce di quelle informazioni top secret siano (ancora) presenti nella rete interna dell'Esercito italiano.
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P.S.
Come premesso, mi baso sulla lettura parziale dell'articolo-inchiesta di Repubblica. Quindi posso sbagliarmi, anzi: mi sbaglierò, ma da come impostato, esso mi dà l'idea che, alla fin fine, non sia altro che una specie di articolo-marchetta che stimoli il Ministero della Difesa a indire una nuova gara d'asta per una azienda del settore sicurezza informatica di cui qualcuno (senza fare nomi), magari in forma indiretta, fa parte dell'azionariato. Suggestioni, certamente. Nondimeno, mi chiedo ancora perché l'Ingegner Carlo De Benedetti, invece di buttarsi nell'editoria, non restò nel campo informatico fino ad abbandonare l'Olivetti al suo triste, inconsolabile destino.
4 commenti:
Perché quella dei giornali è industria che può beneficiare degli aiuti di Stato e come imprenditore l'Ingegnere ha dimostrato d'essere bravo solo nel ramo buchiepassivi. Meglio un'attività protetta.
Sì, proprio così.
il solito malizioso anche a ferragosto. sono tutte anime candide, a cominciare dal fondatore fino ad arrivare al figliolo di k.
Grazie della didattica, davvero esaustiva: ne terrò conto.
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