Gli indomiti attivisti di Forza Nuova che, sfidando il vituperio della gente, hanno partecipato alla celebrazione eucaristica di un prete di Pistoia, don Massimo Biancalani, per «vigilare sulla sua dottrina», una volta finita la messa e andati in pace, amen, a chi faranno rapporto? Alla Fraternità sacerdotale San Pio X?
In effetti, la diocesi di Pistoia, tramite il vicario del vescovo, ha espresso massima solidarietà al parroco, il quale, nell'omelia odierna, ha predicato:
«Gesù non fa l'esame del sangue e le porte della Chiesa sono sempre aperte",
ricordando, altresì, le parole del Papa, per il quale:
«la Chiesa è un ospedale da campo»
Inoltre, don Biancalani ha definito
«fondamentale l'accoglienza verso i migranti: è un principio etico. Se siamo giunti a questo punto è anche perché finora se ne è parlato poco nei luoghi di formazione, come le scuole, e spesso anche le parrocchie. Io faccio politica nel senso di polis perché siamo chiamati ad esprimerci sulla vita comune e quando sono in gioco diritti umani dobbiamo avere diritto di parlare"»
Parole, queste, che rispecchiano, indubbiamente, il dettato evangelico e, in particolare, l'attuale interpretazione dottrinale proposta da Papa Francesco.
Quindi, per conto di chi i suddetti attivisti (di estrema destra) intendono vigilare sulla dottrina?
Mi sa che non lo sapremo. Pazienza. Epperò, mi chiedo perché, invece di passare da fascisti bischeri, preoccupati di salvaguardare tradizione e cristianità del suolo patrio, non si concentrano sul fianco scoperto (ma mica tanto) che il sacerdote, la chiesa cattolica mostra sempre al popolo (bue) italiano? Ovvero: quando il prete dice «finora se ne è parlato poco nei luoghi di formazione, come le scuole» perché non rispondergli: tra questi luoghi, tra queste scuole, sono comprese le paritarie cattoliche?
E poi: perché non ricordare al priore la notevole differenza che c'è tra accoglienza (a tempo determinato) e convivenza (a tempo indeterminato)? Tra il gesto (individuale e tacito) del Samaritano e i compiti dello Stato (collettivi e pubblici)?
E poi, signori miei, pur sapendo che su questo non sarete d'accordo, come non replicare al parroco che il principio etico non informa uno stato laico, bensì uno teocratico? E che la questione migratoria non è una questione etica, non riguarda cioè la bontà e la cattiveria, bene o male, altruismo ed egoismo degli individui, bensì è una questione economica e sociale che uno Stato (serio) avrebbe il dovere di (tentare) di governare con una "programmazione" politica di medio-lungo periodo?
Insomma, o primatisti nazionali di stocazzo, il punto non è vigilare la dottrina, giacché nessuno, da Porta Pia in poi, ha vigilato il cattolicesimo; il punto è chiedersi: perché i preti in Italia fanno politica, da sempre? E la fanno non nel loro Stato, bensì dentro uno Stato che, in teoria, non è cosa loro?
Provocazione dottrinaria: se il Vaticano avesse un territorio più vasto, poniamo: grande come il Lazio, o meglio: come al tempo delle Diciassette Legazioni, si potrebbe sapere che politica dell'accoglienza migratoria adotterebbe? Sarebbero disposti ad accogliere, a mantenere, a trovar casa, lavoro e luogo di preghiera ai migranti diversamente credenti che si presentano ai lor confini?
Per tornare a don Biancalani: se i sacerdoti cattolici, nelle loro omelie, cercano di persuadere i fedeli ad essere accoglienti e buoni cristiani, e questi, di buon grado, accolgono la predica, c'è poco da obiettare. Invece, da obiettare c'è, eccome, quando i sacerdoti, il Papa in testa, chiedono alla politica di essere accogliente: con i soldi e le case dello Stato.
2 commenti:
Essere paradossale è un complimento. Menzognero: un'ambizione.
Purtuttavia, se hai tempo e voglia, gradirei leggere la tua verità e la tua sensatezza, meglio ancora nel tuo spazio di pubblica scrittura.
Buon pomeriggio.
Avevo equivocato. Grazie
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